E’ iniziato il conto alla rovescia per  Carnevale della Matematica #89  che  sarà ospitato il 14 settembre sul nostro blog.

Abbiamo "carpito" dalla edizione #82 dei Rudi Matematici questa versione sottosopra del logo del Carnevale :-)
Abbiamo “carpito” dai Rudi Matematici (edizione #82 ) questa versione sottosopra del logo del Carnevale

Oltre ad aver scritto la storia (folle) dell’89 (clicca qui), abbiamo chiesto ad alcuni autori del nostro blog di raccontare un momento della loro vita in cui hanno odiato/amato la matematica.

Buona lettura…. e tornate a trovarci il 14 settembre per i Carnevale della Matematica.

 


 

La matematica non ti porterà mai da nessuna parte

(il racconto di Maurizia)

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Poche cose si amano alla follia o (esclusivo) si odiano totalmente,  ed io sono sempre stata attratta solo da queste.

A sette anni avevo già deciso tutto: corso di  laurea, fidanzato, lunghezza dei capelli (tema ritrovato in soffitta). In realtà avevo azzeccato solo il corso di laurea: matematica.
Allora direte: “nessun dubbio, è vero amore”.

Ho iniziato ad odiare  la matematica nei primi anni di università era piena estate,  quei giorni in cui non riesci proprio a stare al sole, tranne che al mare… e dovevo preparare esami assurdi tra cui uno in particolare che, ai miei tempi, era quasi un incubo. Ancor peggio risultavano gli appunti incomprensibili presi da me a lezione mesi prima…
Il voto di uno scritto pari a 29.9periodico (!!!) su 30 non aveva migliorato di certo la situazione, nonostante l’affermazione molto (???)  simpatica.
Che dire poi delle sentite congratulazioni di amici e parenti dopo la faticosissima laurea:
“Tanti auguri! Ora puoi cambiare ed iscriverti ad ingegneria… ti riconosceranno tanti esami”.

Ora è piena estate, uno di quei giorni in cui non riesci proprio a stare al sole…  sono all’ultimo anno di dottorato – in matematica, ovvio – e sto per partire (come al solito, aggiungono i miei amici).  In valigia, oltre a scarpe nuove e protezione solare, i miei soliti appunti incomprensibili: riguardano comunicazioni per conferenze in cui mi danno l’opportunità di parlare dei miei (molto molto modesti) risultati.  Grazie a questo tipo di eventi, ho viaggiato davvero tanto negli ultimi anni…

Non so se il mio è odio o amore. Potete giudicarlo voi. A me non interessa, ho imparato a non dare definizioni se non strettamente necessario. A pensarci bene, il tema ritrovato non è poi un granché. Per la maestra ci sono molti errori di ortografia e troppa fantasia: voto basso e scritta in rosso “La matematica non ti porterà mai da nessuna parte”. 😉


Incantati ad ammirare una bellezza segreta

(il racconto di Roberto)

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Il mio amore per la matematica è nato al liceo: inaspettato e sottile, silenzioso e affascinante mi ha conquistato piano piano. Ancora ricordo una lezione fantastica della mia Professoressa (giovane, forte e…. tipicamente pignola) in una grigia giornata. Ero in primo liceo scientifico, quando ancora la matematica era per me solo regole ed esercizi. Durante una lezione di geometria euclidea mi stavo annoianndo terribilmente tra una dimostrazione e l’altra, quando improvvisamente la Prof. mi sconvolse con un colpo di scena degno dei migliori thriller: “ci sono geometrie alternative a quella suggerita dal nostro intuito, in cui non vale il quinto postulato o in cui le rette parallele hanno punti in comune”. Iniziò così a parlare di aneddoti e storia della nascita delle geometrie non euclidee, della geometria proiettiva (da un punto di vista prospettico) risollevandomi da uno stato pseudo comatoso.

La sorpresa e la curiosità mi spinsero a cercare notizie su queste geometrie e nell’interrogazione successiva la Prof. si accorse di aver fatto centro.

Iniziai a vedere la matematica come un divertimento: ogni esercizio era una sfida e stava là per essere capito e risolto…..con la strada più breve o con altri punti di vista. La Prof. ci spronava sempre a trovare la soluzione in modo rapido, sintetico e rigoroso… lei parlava di eleganza e piano piano cominciai a innamorarmi di quel linguaggio che si faceva sempre meno misterioso.

Negli anni successivi la passione aumentò quando iniziai anche a capire come certi fenomeni reali fossero regolati da lei: la matematica. L’idea di studiarla in futuro iniziò a prendere campo e fu sapientemente guidata e orientata dalla mia Prof., che comunque non esitava a pretendere miglioramenti e a mettermi in guardia.

La mia piccola classe (ridotta solo a 8 poveracci torturati da interrogazioni cicliche continue) arrivò così tra un’ansia e l’altra all’esame di stato. Ecco la prima volta in cui la matematica mi fece paura. Non la stavo odiando, ma la temevo terribilmente perchè l’esame per me era una doppia prova: in primis volevo sostenere la seconda prova in modo brillante per portarmi a casa un bel voto, ma non di meno era un sfida con me stesso. Tutto lo studio matto, disperatissimo e pieno di passione, che avevo scelto di dedicare a questa materia così speciale, era ora alla prova. La mia passione e la mia dedizione mi premiarono con un bel 15/15 e per la prima volta dopo cinque anni la Prof., con uno sguardo brillante pieno di soddisfazione e ammirazione, mi disse: ‘Roberto bravo! Dai scegli matematica!’. Così terminò la mia prova orale dell’esame di stato.

Poi venne l’Università. Vennero quelle lezioni che tanto avevo immaginato, sognato e desiderato. Quei viaggi senza tempo in un mondo senza confini. Quel gruppo di ragazzotti occhialuti e spesso un po’ goffi che condividevano segreti con il resto del mondo, i segreti dei matematici. Incantati ad ammirare una bellezza segreta.

Oltre alla rose ci sono anche le spine: di esami ‘odiosi’ ne ricordo diversi…. algebre di geroglifici, teoremi spettrali in tutti i sensi…..ma la passione come credo fermamente vince e premia sempre, e in varie occasioni me lo ha sempre dimostrato….anche per assurdo!!!!!!!!


Il trauma delle “n”  dimensioni

(il racconto  di Fabrizio)

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Dunque….

Primo giorno di università, primissima lezione del corso di Algebra Lineare, tenuta dal professor Arbarello. Io, studente imberbe, non avevo la più pallida idea di cosa volesse dire Algebra Lineare (per la verità, neanche a fine corso ne ho avuto idea), quindi mi sono messo lí buono buono, pronto a prendere appunti come si faceva a scuola. Il professore esordisce così:

ehmmmmm … Buongiorno a tutti, io sono il professor Arbarello, questo è il corso di algebra Lineare (prende il gesso in mano e traccia una retta) questa è la retta dei numeri reali comunemente conosciuta come R (traccia una retta perpendicolare alla prima) questo è il piano cartesiano comunemente conosciuto come $$R^2$$ (lascia il gesso e gesticola per aria) e il mondo che ci circonda è conosciuto come $$R^3$$. (Si poggia alla balaustra e ci guarda) noi lavoreremo principalmente in $$R^n$$, con n numero naturale qualsiasi.

Primi trenta secondi del corso di Matematica. Un trauma cronico e allo stesso tempo una cosa affascinante.


Topologia, Cacccioppoli e… da che  parte sta il rinfresco?

(il racconto di  Andrea)

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Oltre al fascino degli straordinari risultati teorici e alle numerosi applicazioni pratiche, tra le cose più belle della Matematica ci sono le storie con essa protagonista. In particolare ricordo con piacere il mio professore di Topologia che iniziava le lezioni con simpatiche storielle sui Matematici e le loro stranezze, da Renato Caccioppoli e le sue galline al guinzaglio a Perelman e il gran rifiuto alla medaglia Fields.

Ma su tutte le mie preferite sono le seguenti:

– Un aneddoto divertente riguardante l’Ipotesi di Riemann, con il Pesce d’Aprile di Enrico Bombieri alla comunità matematica  http://leganerd.com/2011/02/24/il-pesce-daprile-di-enrico-bombieri/

– Il codice di comportamento da adottare ai convegni noiosi.

– Alla conclusione di un meeting (magari dopo aver dormito per un po’) sarebbe scortese non porre nemmeno una domanda al relatore, ma non avendo seguito ecco una serie di domande generiche con cui si è sicuri di prenderci sempre (o quasi).

  1.  Ma quel numero non è paurosamente vicino a pi greco?
  2.  Non ritroviamo questa teoria in uno dei lavori giovanili di Gauss?
  3. Ma la teoria è valida se consideriamo l’insieme vuoto?
  4.  Quali sono i possibili sviluppi futuri?
  5.  Da che parte è il rinfresco?

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