Ecco la seconda parte dell’intervista ad Marco Malvaldi e Dino Leporini autori delcapra_e_calcoli libro “Capra e Calcoli”(clicca qui per la prima parte).

Nella precedente prima parte, gli autori hanno risposto alle nostre domande sul suo libro “Capra e Calcoli. L’eterna lotta fra gli algoritmi ed il caos”(disponibile on line per esempio qui).

In questa seconda parte, invece, risponderanno alle nostre domande su tematiche come il rapporto fra editoria e scienza, la divulgazione, il mondo dell’università e della scuola. 

Seconda Parte:

 

D- Cosa ne pensate dell’editoria italiana nel campo della divulgazione scientifica? Credete che i tempi siano maturi per dei cambiamenti?

Dino: direi che si sta osando di più di qualche anno fa: ci sono belle proposte editoriali, anche complesse e non i soliti libri sui frattali, le “meraviglie dell’Universo” o i dinosauri.

TIM BERNERS LEE

Tim Berners-Lee

Il numero di editori impegnati nel campo della divulgazione aumenta. Probabilmente ci si sta rendendo conto che senza una conoscenza di base delle materie scientifiche, matematica in primis, la possibilità di formarsi un’opinione sulle innumerevoli ricadute della scienza e della tecnologia nella vita d’ogni giorno è impossibile e quindi la possibilità di rimanere indietro e farsi raggirare molto alte. Evidentemente la maturità scientifica del Paese sta migliorando. Una conferma molto recente è la pubblicità della Tim con Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, un personaggio molto noto nel resto del mondo, ma decisamente sconosciuto ai più qui in Italia. Se hanno deciso che è più sexy lui (e una schermata di formulone matematiche) dell’ennesima stellina del cinema, c’è speranza.

MARCO: Credo che l’editoria si stia muovendo di riflesso condizionato, dovuto al fatto che finalmente fare matematica e fisica comincia ad essere visto come una cosa da ganzi, e non da secchioni costretti a studiare perché non abbastanza bravi a giocare a calcio. Ritengo che la quantità di miliardi accumulati da persone come Brin&Page, per esempio, abbia influito notevolmente. I matematici, i fisici, oggi come oggi sono visti come fidanzati e mariti appetibili; e la nostra specie è guidata da bassi istinti, oltre che da alti ideali.

 D- Per Malvaldi: c’è più sensibilità negli editori per un giallo o per un buon libro che parla di scienza?

Richard-feynman

Richard Feynman

Al momento, il giallo è il genere letterario che tira di più. È il genere d’intrattenimento per eccellenza, e l’editoria per campare ha bisogno dell’intrattenimento. C’è anche da dire che fino ad oggi in Italia i grandi ricercatori non si rivelavano poi grandi divulgatori. Non abbiamo, in Italia, un Feynman o un Wheeler. Abbiamo avuto Galileo, grande prosatore oltre che fisico geniale, ma temo non scriva nulla da parecchio. C’è da dire però che Rovelli con il suo libriccino ha aperto una breccia notevole. L’ha fatto nel modo giusto, parlando prima di uomini e poi di scienza. Spero vivamente che sia solo l’inizio.

D- Per Leporini: Cosa ne pensi, in base alla tua esperienza della situazione dell’insegnamento di materie scientifiche nella scuola italiane e nell’università?

Nella Scuola molto è affidato all’entusiasmo e alla buona volontà del singolo insegnante. In generale, escludendo lo studio della matematica in cui la verifica delle conoscenze è più puntuale, altre materie (chimica, fisica, biologia… ) si limitano a richiedere semplici sforzi di memoria per ricordare qual è la differenza tra un acido e una base, cos’è una leva o un mitocondrio. Anche la matematica soffre, ridotta com’è ad un’infornata di regole da conoscere a menadito, ma senza suggerire alcun obiettivo preciso. Quando mai al Liceo ci hanno fatto (intra)vedere a cosa diamine serve risolvere un’equazione o discutere le intersezioni tra una parabola e uno stramaledetto fascio di rette? A livello universitario paghiamo sia il tecnicismo fine a se stesso sia la mancanza di rigore. Ad esempio, nello studio della Fisica è indispensabile pensare alla matematica come ad un grimaldello per risolvere i problemi d’esame. Troppo spesso invece lo studente non sa come sfruttarla. Addirittura, spesso spera che sia la matematica stessa a guidarlo verso la soluzione del problema. E’ un po’ come se un meccanico, invece di individuare un guasto smontando un motore con cacciaviti e chiavi inglesi e applicando la sua esperienza e intuito, si affidasse al pendolino di un rabdomante.

D- Per Malvaldi: secondo te il proprietario del BarLume come commenterebbe questo vostro libro? E i simpatici vecchietti con cui gioca a briscola in 5? 

I vecchietti presumibilmente lo userebbero per appoggiarci il bicchiere, sennò il tavolo si rovina. Massimo, che è un presuntuoso, approverebbe, ma con l’aria di chi queste cose le sapeva già da tempo. Insomma, non entusiasmerebbe nessuno dei due.

"La briscola in cinque", primo romanzo di Malvaldi della della serie dei vecchietti del BarLume

“La briscola in cinque”, primo romanzo di Malvaldi della della serie dei vecchietti del BarLume.

D- Pensate che la divulgazione scientifica possa aiutare a modificare la sensibilità dell’italiano medio e quindi anche dei politici nei confronti della ricerca?

Dino: ho in parte già risposto a questa domanda. Oggi l’uso della scienza e della tecnica è così ampio e pervasivo che non possiamo permetterci di ignorarlo. Dobbiamo investire in ricerca perchè migliora la qualità della nostra vita, ma dobbiamo anche essere in grado di comprendere bene l’uso dei risultati. Ad esempio, chi nega che Internet è stata una grande trovata? Ma chi sa che uso viene fatto dei dati che ci riguardano, spesso raccolti in rete a nostra insaputa? La divulgazione scientifica aiuta a formarsi un’opinione più meditata. Diritti fondamentali, come la riservatezza della nostra vita, sono insidiati senza che ce ne accorgiamo, sbandierando temi vaghi come la “sicurezza”. Di chi? La nostra o di chi vuole controllarci per scopi più o meno leciti? Se la società sa esercitare pressioni in modo ben argomentato, il politico deve tenerne conto ed essere più cauto. E infatti teme chi riflette. Shakespeare fa dire a Giulio Cesare:

Ch’io abbia intorno a me degli uomini grassi, gente dal capo lisciato e che dorma la notte; quel Cassio ha un aspetto magro e famelico; pensa troppo: tali uomini sono pericolosi.

Marco: Vero. Però questo è particolarmente adatto ai periodi prosperi, di felicità, in cui è necessario mantenere lo status quo. Adesso è esattamente l’opposto, abbiamo bisogno di reagire e pensare bene prima di reagire è cosa buona e giusta. Sarà un caso, sarà marketing, ma erano anni che non sentivo un presidente del consiglio dire esplicitamente “un euro per la cultura per ogni euro investito in sicurezza”. Magari l’ha detto e basta, magari per cultura s’intende solo quella umanistica, ma intanto l’Orribile Parola è stata pronunciata.

D- Che consigli dareste ad un giovane lettore del nostro blog intenzionato a scegliere una facoltà scientifica come, per esempio,  chimica o fisica? 

Dino: Quando un liceale mi dice con lo sguardo ispirato che vuole dedicare la sua esistenza allo studio della Fisica, io pongo sempre la stessa domanda: “Rimarresti volentieri in laboratorio a migliorare il tuo esperimento o a completare una teoria a Natale, Capodanno o Ferragosto?” La risposta ovviamente è sempre “Si!” Ma ho imparato a percepire le indecisioni, anche minime. In tal caso suggerisco sempre di lasciar perdere. Studiare materie come Chimica, Fisica e Matematica richiede sacrifici e rinunce enormi, anche se si è molto dotati. Soddisfazioni poche, frustrazioni tante: i grandi risultati non sono quasi mai il risultato di un singolo colpo di genio, ma ben più di frequente l’esito di anni di fatica. Soldi pochi, se ci sono. Spesso si è costretti a lasciare non solo la propria città d’origine, ma anche l’ Italia. La vita, specialmente nei primi anni di studio, è quasi monacale (e maniacale). Ecco, chiederei al vostro lettore di mettersi davanti uno specchio e farsi un serio esame di coscienza. Anch’io, pur entusiasta, traballai a diciannove anni quando un professore al primo anno di Fisica ci disse candidamente: “Vi rendete conto che qui perderete i migliori anni della vostra vita?” e un altro, in risposta ad uno studente che si lamentava dell’eccessivo numero di lezioni e del poco tempo per studiare, altrettanto soavemente rispose che la notte era fatta di tante ore…

Marco: L’unico suggerimento che posso dare è quello di studiare con grandissima umiltà per i primi anni, costruirsi delle basi solide. Senza di quelle, anche le intuizioni più geniali possono facilmente perdersi in un labirinto di insicurezze matematiche. E programmare, programmare tanto; scrivere codici per risolvere i problemi, subroutine per i metodi numerici. A un certo punto, la pratica di programmare si tradurrà in una chiarezza e coerenza di pensiero insospettabile. La chiarezza che si acquisisce programmando non si conquista in nessun altro modo.

D- C’è una formula che vi piacerebbe condividere con i nostri lettori poiché  la ritenete particolarmente importante (a livello scientifico o per la vostra storia personale)? 

Dino: Nel campo della matematica sono sempre stato un fan dell’identità di Eulero: $$e^{i \pi}+1=0$$ . La prima volta che l’ho incontrata mi lasciò di stucco per l’eleganza del collegamento che stabiliva tra numeri così importanti in matematica. Per me è fascinosa come un’opera d’arte. In Fisica, per la mia storia personale, sono invece molto legato ad una formula dovuta a James Clerk Maxwell, famoso per i suoi studi sull’elettromagnetismo. Maxwell, scoprì nel 1863 che esiste una semplice relazione tra il tempo di rilassamento $$\tau$$  di un sistema (il tempo in cui è in grado di tornare in equilibrio), la sua viscosità $$\eta$$ e il suo modulo elastico $$G$$, ovvero $$\tau = \frac{\eta}{G}$$. Si osserva quindi che il tempo di rilassamento è controllato da due proprietà molto distinte, una caratteristica del comportamento “lento” del sistema, la viscosità, e l’altra, il modulo elastico, del comportamento vibrazionale e quindi “veloce”. La relazione di Maxwell suggerisce, come ho poi avuto modo di confermare con i miei studi, che la dinamica molto veloce, sulla scala del picosecondo, e quella molto lenta, sulla scala anche dei mesi, sono, in modo abbastanza sorprendente, collegate tra loro.

Marco: La formula di Boltzmann, $$S = k logW$$. Il collegamento tra il mondo

Boltzmann

Boltzmann

microscopico, quello delle molecole, le misteriose elettrocalamite che sono uno degli oggetti di pensiero più formidabili dell’essere umano, e il mondo macroscopico. Da piccolo mi chiedevo spesso se era possibile capire un materiale a partire dalle sue parti più piccole, I suoi atomi e le sue molecole. Quando, da grande, me l’hanno spiegato, mi si è aperto il mondo.

D- Al termine del libro citate Galileo e la sua famosa frase sulla natura scritta in linguaggio matematico?  Cosa ne pensate di quella che il fisico Wigner considerava l’irragionevole efficacia della matematica? 

Dino: Che è talmente irragionevole da far sorgere dei dubbi e che c’è in giro troppa fiducia nelle sue capacità, diciamo, “divinatorie”. Un esempio? Le sue applicazioni alla finanza, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Esistono realtà non descrivibili dalla matematica? Sappiamo che non tutto è descrivibile per mezzo di algoritmi, ad esempio, la nostra mente.

Marco: Credo che la matematica sia un linguaggio. Come tutti i linguaggi, può formulare proposizioni coerenti nella forma e aberranti nel contenuto. La frase “I neri sono più stupidi dei bianchi” è corretta da un punto di vista grammaticale, ma idiota da un punto di vista di significato. Sapere la grammatica e sapere esprimere idee coerenti col mondo fisico sono due cose differenti. La correttezza matematica, per usare termini matematici, è necessaria a studiare e capire il mondo, ma non sufficiente.

D- C’è un argomento che vorreste fosse trattato dal nostro blog? E in caso, ci aiutereste a trattarlo? 

Dino: Potrebbe essere interessante aprire una riflessione sul tema dell’ultima domanda, ovvero se non si stia pretendendo un po’ troppo dalla matematica. Un blog come il vostro potrebbe essere la sede più opportuna. Spero di poter eventualmente contribuire alla discussione.

Marco: Mi piacerebbe veder parlare di teoria dell’informazione. È un approccio alla fisica che sta muovendo i primi passi in questo momento, e che reputo promettente, ma con troppe persone che lo trattano in modo dogmatico, o ignorante. È un argomento da affrontare. Sono qui, nel caso. Da ignorante, ma anche da curioso.

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