Ho avuto l’idea di scrivere questo articolo, estivo e leggero, senza nemmeno una formula matematica, esasperato da una fake news ripetuta da fine maggio.
La notizia è apparsa sulla stampa circa così:
Da Giugno 2018 è possibile registrarsi ad un nuovo operatore mobile italiano. Curiosità: il fondatore di questa società ha fatto la sua fortuna negli anni ’80, cavalcando la pornografia via web.
Declinata anche in altre forme (“… inventore delle chat erotiche su Internet, divenuto ricco nel 1986”), la notizia grida vendetta…
Il web è stato inventato nel 1992 ed in ogni caso ci sono voluti anni perché girassero tanti soldi sui servizi da potersi arricchire.
E allora? Un semplice fact checking chiarisce l’arcano. Il fondatore della nuova compagnia mobile è in effetti divenuto milionario negli anni ’80 grazie al mercato dei contenuti online per adulti. Peccato che “online” non si riferisse al web, come molti erroneamente credono, e nemmeno alla rete Internet !
La rete di cui parliamo è diffusa capillarmente, i terminali di accesso sono nei salotti di ogni singola famiglia, i contenuti sono i più vari ed infatti è frequentata H24 senza distinzione di genere, età, classe sociale e livello culturale.
Siamo negli anni ’80. Siamo in Francia. Stiamo ovviamente parlando del Minitel.

Vivere connessi nel 1985. Fenomenologia del Minitel.

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Figura 1: esempio di Minitel

Alla fine degli anni ’80, adolescente come tanti, sono stato in vacanza in Francia con amici.
In un grande supermercato, da noi non c’erano, nella parete delle onnipresenti cabine telefoniche vedo un microcomputer (i “PC” dell’epoca), simile a quello in Figura 1.
Lo guardo con attenzione perché sono un nerd e perché era una cosa strana. Chi metterebbe una sorta di ZX Spectrum assieme alle cabine telefoniche ? Serve per i videogiochi ? Ma dai — e se lo rubano ?
Un tizio si avvicina, digita sulla piccola tastiera e si apre una pagina con scritto in grande SNCF (le ferrovie francesi). Spippola un po’, infila una tessera e ritira un tabulato da una stampante rumorosa: aveva comprato il biglietto del treno ! Da solo e al supermercato !
Mi informo dal cassiere. Il mio inglese scolastico non è granche e il suo non è migliore.

« Ma quel computer grigio serve per comprare i biglietti dei treni ? »
« Ma no, ma no, quello si chiama Minitel, è attaccato al telefono, ci puoi fare qualsiasi cosa. Vedere il tempo, comprare un biglietto del cinema, ordinare il pane e ritirarlo la sera dopo il lavoro. »
« Incredibile… Ma quindi c’e’ un terminale in tutti i supermercati ? »
« Ma che dici ? Ognuno di noi ne ha uno a casa propria, glielo danno col telefono. La cabina è un servizio per i clienti, usandolo da casa spendi meno. Noi francesi siamo gli unici al mondo ad averlo, all’estero non sanno nemmeno cosa sia! »

Al netto dello sciovinismo: scienza (intesa come tecnologia) batte tutta la fantascienza che avevo letto fino a quel momento 50 a 0.
Una esperienza mistica, una rivelazione.

Ripasso in Francia dopo alcuni anni, più grande e molto più scafato (così pensavo). Con l’aiuto di un passante volenteroso e un po’ impiccione riesco a vedere in una cabina l’orario di un treno, ma comunque non posso comprare il biglietto perché mi chiede di inserire “votre carte bancaire” (io usavo solo i contanti…!)
Mentre faccio la “normale” fila alla biglietteria SNCF, già nervoso perché l’impiegato non parlerà una parola di inglese, mi soffermo sulla enorme quantità di cartelloni pubblicitari della stazione. Sono aziende diverse, ma la tematica sembra la stessa. Giovani ma non giovanissime signore, decisamente svestite (e mi riferisco agli standard attuali, non a quelli ancora più puritani dell’epoca). Sì, ma che pubblicizzano ? L’unica cosa che non lascia dubbi è che sia qualcosa legato al Minitel, l’unica scritta dei cartelloni è il codice da digitare.
No, questo è troppo. Stavolta la vittoria è almeno 200 a 0 …

Breve storia del Minitel.

Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 si sviluppò in Francia una crescente preoccupazione per il futuro.
Da un lato la paura di “contare sempre meno” politicamente e militarmente nello scenario internazionale, oscurata da altri paesi, in primis gli Stati Uniti; la clamorosa conseguenza fu la sua uscita dalla NATO con De Gaulle nel 1966.
Dall’altro, la paura ancor maggiore di essere sopraffatti culturalmente dagli americani. La musica, i libri ed i film di maggiore successo erano americani, i movimenti di protesta studenteschi e pacifisti (sovversivi e, quindi, pericolosissimi) erano americani, i computer utilizzati nelle università francesi ed in molti uffici erano inevitabilmente americani (IBM) e persino le costosissime fotocopiatrici superveloci usate nei ministeri erano americane (XEROX) spesso con i display e il manuale d’uso soltanto in inglese …

Quando il Ministero delle Comunicazioni fu incaricato di rinnovare la rete telefonica nazionale, in larghissimi tratti ancora a commutazione manuale (centralinista) e la meno sviluppata nel mondo occidentale, la richiesta della politica fu chiarissima: “Gli americani devono restarne fuori !”
France First ! se mi passate il corto-circuito … 🙂

Con una lungimiranza veramente esemplare, ai limiti dell’incredibile, fu deciso che la nuova rete francese avrebbe dovuto inglobare servizi telematici di cui le chiamate telefoniche (fonia) sarebbero state solo una componente. La rete avrebbe dovuto permettere sin da subito le comunicazioni tra computer. Ma sopratutto, tutti i cittadini sarebbero stati dotati di videoterminali gratuiti.
Questo avrebbe portato a queste conseguenze:

  • Poter creare dei servizi informatici a valore aggiunto (impossibili con il solo telefono) per ripagare i giganteschi costi infrastrutturali della rete.
  • Aumentare la competitività delle imprese, grazie a comunicazioni veloci e moderne.
  • Creare uno spazio per nuove imprese e rilanciare l’economia: chiunque volendo avrebbe potuto creare servizi telematici che transitano su queste infrastrutture di rete.
  • Primeggiare: anticipare il futuro, di fatto creandolo, e diventare un punto di riferimento per il mondo.

Siamo nel 1972. L’ingegnere Bernard Marti diviene responsabile del progetto sperimentale ANTIOPE (Acquisition Numérique et Télévisualisation d’Images Organisées en Pages d’Écriture) con la finalità di combinare una innovativa rete di computer a commutazione di pacchetto con dei terminali posti sulla normale linea telefonica. Permettendo, a tutti gli effetti, di accedere (inizialmente in modalità “sola ricezione”) ad una infrastruttura informatica dal proprio salotto di casa.
Un sottoprodotto di queste ricerche è lo standard per trasmettere dati in maniera non-interattiva (broadcast) da parte delle emittenti televisive: il teletext/televideo (1974)

Nel 1978 vengono aggiunti modem bi-direzionale e tastiera ai terminali posti sulla linea telefonica, permettendo a tutti gli effetti di accedere interattivamente ad un servizio remoto.
Era nato il Minitel (Médium interactif par numérisation d’information téléphonique): un piccolo videoterminale con schermo da 9” a toni di grigio (in seguito: 12” a colori) che permette una agevole navigazione in modalità testuale.

Ebbe da subito un successo impressionante. Qui sotto alcune tappe fondamentali: (in corsivo, come riferimento, l’evoluzione parallela della rete Internet)

  • 1980. Sperimentazione limitata ad alcuni distretti. Definizione dei prototipi definitivi di terminale (es. Alcatel Minitel-1 con modem incorporato) e produzione su larga scala.
  • 1982-1983. Il servizio viene lanciato in tutta la Francia; è possibile portarsi a casa gratuitamente il proprio terminale. Alla fine del primo anno vengono siglati 120.000 contratti.
  • 1989. Un quarto dei francesi utilizza il Minitel. Sono disponibili 12.000 servizi differenti (oggi li chiameremmo: “siti web”).
  • 1992. Oltre un terzo dei francesi utilizza il Minitel per cercare informazioni, comunicare, acquistare beni e servizi. Sono disponibili oltre 20.000 servizi.
  • 1993. Sir Berners-Lee crea il primo sito web (info.cern.ch). Una decina di paginette con informazioni sulle sue ricerche al CERN di Ginevra. Plus: il sito è in realtà un ipertesto ed è possibile combinare testo e fotografie.
  • 2000. Quasi trenta milioni di francesi (la metà) utilizzano il Minitel. E’ possibile rinnovare l’assicurazione dell’auto, fare home-banking, acquistare biglietti, leggere giornali e riviste, ricevere notizie in tempo reale in caso di eventi avversi, ordinare una cena. Il giro d’affari (fatturato agli utenti in bolletta) è di circa un miliardo di Euro, suddiviso tra France Telecom ed i fornitori dei servizi.
  • 2000. In tutto il mondo si contano circa trecento milioni di utenti Internet. Oltre un terzo degli americani è connesso alla rete. In Italia accede il 10% scarso dell’intera popolazione.
  • 2012. Dopo trent’anni esatti, il servizio Minitel viene disattivato, soppiantato dal web. L’eccessiva burocrazia su quanto si possa pubblicare e sopratutto l’impossibilità tecnica di gestire immagini e fotografie lo rendono preistorico agli occhi degli utenti.
    Negli anni di maggiore diffusione, la sostanziale totalità dei francesi in età scolastica e lavorativa ha avuto accesso ai terminali per ottenere informazioni o acquistare servizi (tra gli oltre 25.000 esistenti).
  • 2012. Circa un terzo degli Italiani ha accesso ad Internet. L’home-banking è visto ancora con diffidenza. Acquistare biglietti dei treni (per non parlare del trasporto pubblico) è difficoltoso quando non impossibile.

La rete Teletel.

Abbiamo già detto che la nuova rete nazionale fu progettata per permettere la trasmissione di dati.
La rete fu chiamata Teletel e comprendeva l’infrastruttura di rete fisica e tutte le entità necessarie al suo funzionamento: terminali, router, server di rete e tutti i servizi a valore aggiunto per l’utente finale. Vedi Figura 2.
Pertanto un Minitel è semplicemente il terminale-utente della rete Teletel. (Per analogia, un odierno tablet che naviga sul web è il terminale-utente della sottostante rete Internet)

L’approccio seguito fu semplice ma tremendamente efficace: il ministero avrebbe costruito le infrastrutture di rete, gli hub telefonici per l’accesso dei terminali-utente (modem), il sistema di fatturazione e alcuni servizi di pubblica utilità (esempio: gli elenchi telefonici elettronici). Gli imprenditori privati sarebbero stati liberi di offire i loro contenuti, in pratica chiedendo l’autorizzazione di inserire sulla rete Teletel un proprio server, dividendo i guadagni della connessione (fatturata a tempo ad ogni utente) con la società telefonica.
Per l’ossatura della rete-dati fu scelto scelto il protocollo X.25 a commutazione di pacchetto. A questa rete fu dato il nome di Transpac.
Il protocollo della rete fisica X.25 ha diverse similitudini con il TCP-IP (scelto anni dopo per la rete Internet), e tuttora interi rami di Internet utilizzano l’X.25 come strato sottostante !
La topologia di rete scelta dal ministero delle telecomunicazioni fu volutamente basilare: sebbene fosse possibile collegare i server Teletel tra loro a formare delle “maglie” (ogni server è collegato ad altri server, magari seguendo complicati e molteplici cammini, tipico della rete Internet) si scelse di collegarli “a stella” su un unico server centrale, quest’ultimo sotto il controllo del ministero.

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Figura 2: schema della rete Teletel

Questo portò a molteplici risultati:

  • Connessione sempre diretta tra terminali e servizi, assenza di problematiche di routing (ma anche, come effetto collaterale, single point of failure).
  • L’esclusione dalla rete di un servizio in violazione ai regolamenti (legge sul diritto d’autore, legge sulla diffamazione, etc.) si sarebbe ottenuta con facilità, disconnettendolo dal server centrale.
  • L’introduzione di un unico centro-stella avrebbe permesso anche di stabilire un singolo punto di fatturazione: sia per i tempi di connessione ai vari server, sia per eventuali servizi acquistati (esempio: pagare le tasse scolastiche), permettendo di accreditarli direttamente sulla bolletta telefonica dell’utente. Evitando del tutto i problemi legati ai pagamenti a distanza (emersi con Internet, e tuttora irrisolti !)

L’uovo e la gallina

Durante il periodo di sperimentazione dei primi anni ’80, quello che si presentò con un semplice problema tecnico, la quasi totale assenza di servizi ai quali collegarsi, emerse in tutta la sua gravità. Per quale motivo gli utenti avrebbero dovuto portarsi a casa quello che era un “terminale testuale” (quindi, ancora meno di un computer), collegarlo e decidere di usarlo ? Per farci cosa ? I servizi si contavano sulle dita di una mano !
Ma quale imprenditore avrebbe deciso, per primo, di investire denaro e risorse per creare dei servizi su un ambiente totalmente privo di utenti ?
Per risolvere l’impasse, il Ministero Delle Comunicazioni presa una decisione a dir poco drastica: decise di sospendere la pubblicazione degli elenchi telefonici cartacei (all’epoca, uno strumento fondamendale per tutti gli abbonati al telefono) e sostituirli con la sola versione elettronica, da consultare tramite Minitel. Sia il Minitel che l’accesso al servizio di consulatazione sarebbero stati completamente gratuiti.
La proposta fu accolta con scetticismo e un certo panico, e la decisione fu ridimensionata: la pubblicazione degli elenchi cartacei sarebbe rimasta, ma a pagamento. Invece sarebbero stati gratuiti sia il Minitel che alcuni servizi di utilità, tra cui gli elenchi telefonici.
Questo bastò. Dopo il primo anno, 120.000 terminali Minitel furono distribuiti gratuitamente ad incuriositi francesi. Il numero passo ad oltre un milione di terminali Minitel dopo solo due anni. Ovviamente l’elenco telefonico (numero di accesso: 3611) fu il servizio più utilizzato. Essendo gratuito, si prestava anche ad “esperimenti” senza costi da parte degli utenti più diffidenti e meno esperti.
Il parco di terminali installati, cresciuto a ritmo vertiginoso, e la promessa di guadagni immediati, pari a circa la metà del costo della connessione pagata dal cliente, spinsero da subito numerosi imprenditori ad offrire servizi per Minitel.
Ancora una volta, la previsione del ministero si rivelò esatta.

I servizi del Minitel

Nel suo periodo di massima diffusione, a cavallo del millennio, il numero di servizi per Minitel (quelli che potremmo definire “siti web” secondo la nomenclatura di Internet) arrivò a superare i 25.000.
I servizi, molti dei quali già disponibili dalla metà degli anni ’80, coprivano un ampio spettro di esigenze online riscuotendo un successo incredibile.
Riportiamo qui sotto alcuni esempi. In neretto il corrispondente servizio esemplificativo sulla rete Internet italiana, apparso con un ritardo di qualche decina di anni. Se esistente, ovviamente …

  • Servizio 11: richiesta informazioni con linguaggio naturale. Esempio: “Agenzia Immobiliare a Lione”, “Biglietti teatro a Parigi”. Internet: Google, Siri, Amazon Echo.
  • Accesso al conto in banca via Minitel. Internet Banking.
  • Agenzia viaggi, prenotazioni alberghiere. Internet: expedia.com
  • Annunci di compravendita, mercatino. Internet: ebay annunci, portaportese.it
  • Notizie locali, aggiornate in tempo reale. Internet: repubblica.it, romanotizie.it
  • Quotidiani e riviste online su Minitel. Quotidiani e riviste online via Internet
  • LECAM, trasferimenti elettronici di denaro tramite Minitel e un lettore di smartcard chiamate Telecarte. Sfruttava una tecnologia “sottoprodotto” degli studi sulla digitalizzazione della Francia: le chip card. Da questo hanno originato sia le SIM CARD che le moderne carte di credito bancarie. Internet: PayPal
  • Domotique (latino domus + informatique). Il Minitel disponeva di una porta seriale. Poiché era connesso alla rete telefonica, era possibile collegarsi dall’esterno ed inviare comandi testuali sulla porta. Un’apposita scheda elettronica era in grado di interpretarli ed eseguire operazioni predefinite come: accendere un termostato, avviare il videoregistratore VHS, attivare l’irrigatore ecc. Internet: domotica, InternetOfThings
  • Scommesse e gioco online Internet: bwin.com, bet365.com.
  • Prenotazione, nel negozio di quartiere, della spesa a domicilio. Internet: Conad spesa online (dal 2017). EasyCoop (dal 2016).
  • Tele-Market: acquisto di prodotti freschi, con recapito a domicilio. Solo zona di Parigi. Internet: Amazon Fresh (disponibile in pochissime città nel mondo).
  • Acquisto di biglietti per cinema, teatro e musei, tutti radunati in un’unica piattaforma. Internet: www.ticketmaster.it, www.ucicinemas.it, www.ticketone.it, www.museivaticani.it, www.uffizi.it, www.pompeionline.net, sito_in_costruzione, pagina_non_trovata, etc. etc. … …
  • Biglietti della rete di trasporto pubblico e ferroviario. I biglietti si acquistavano da casa, con addebito in bolletta, e potevano essere stampati alla stazione inserendo il codice su apposite macchine. Internet: ???!!!

Il Minitel in maglia rosa

Sin dai primi esperimenti sul nuovo mezzo di comunicazione, il Ministero fu avversato su due fronti. Da un lato gli editori, che avevano paura che questa digitalizzazione per le masse portasse a violazioni incontrollate del diritto d’autore e alla fine della carta stampata. Dall’altro i detentori del potere (i politici, ma non solo), da sempre preoccupati dei rischi di una comunicazione di massa efficace e deregolamentata. Dai sistemi di stampa a basso costo inventati da Gutemberg in poi.
Per fare fronte a queste pressioni, non esattamente trascurabili (si andava da editorali di fuoco sui maggiori quotidianti contro il “Grande Fratello in salotto” ad interpellanze parlamentari) si decise la linea editoriale. Limitare l’esposizione dei contenuti generati dai singoli utenti. Regolamentare in modo stringente i fornitori di servizio.
In linguaggio moderno: assenza di U.G.C. (User Generated Contents, contenuti generati dall’utente).
Come conseguenza, se Internet fu da subito un fiorire di “homepage” degli utenti, blog, newsgroup tematici, fino al cosiddetto “web 2.0”: forum, wikipedia e social networks, lo stesso non si può dire del Minitel.
La visibilita’ degli utenti fu limitata ad annunci su bacheche (rigorosamente moderate dall’amministratore del servizio). Gli stessi fornitori di servizi erano monitorati dalla compagnia telefonica e dal ministero poiché solo gli editori professionali erano autorizzati a pubblicare articoli in forma digitale.
Andò poco meglio alle comunicazioni personali: un server era autorizzato ad attivare un servizio di posta elettronica tra i suoi utenti. Analogamente, gli stessi utenti si potevano scambiare messaggi brevi (chat: interattiva o offline).
Questo ovviamente non permetteva di creare servizi “che danno visibilità a chiunque” (pensiamo a Twitter e Facebook). Semmai il contrario.
Inaspettatamente, la “riservatezza” delle comunicazioni tra utenti che caratterizzava il Minitel fu sfruttata con grande abilità dai fornitori di servizi, creando chat per soli adulti inaccessibili dall’esterno se non agli utenti collegati in un dato momento: il Minitel rose.

Sin dalla sua invenzione, il Minitel in rosa fu la quintessenza dei servizi Minitel. Integrava i tre servizi di comunicazione tra utenti: messaggeria pubblica (annuncio in bacheca), una sorta di chat interattiva tra utenti e la posta elettronica per offrire dei “servizi per adulti”. L’offerta, molto ampia, spaziava dalla condivisione di racconti erotici (ricordiamo che immagini e foto non potevano essere trasmessa), alle live chat con operatori professionali fino alla gettonatissima organizzazione di incontri extra-matrimoniali e/o mercenari.
Il successo fu dirompente, si calcola che all’apice dell’utilizzo il 50% dei ricavi della rete Teletel fossero attribuibili a questa tipologia di servizi. Questo scoraggiò qualsiasi contrasto eccessivo, e tranne alcune eccezioni (prestazioni troppo esplicite di prostituzione, annunci inerenti minorenni) questi servizi vennero largamente tollerati; quando non fomentati. E’ noto che sia i proprietari dei server che la compagnia telefonica “infiltrassero” centinaia di utenti con un falso profilo. Il loro compito era di vigilare H24 sui servizi, per evitare il rischio che finissero fuori controllo, ma anche avere il ruolo di “animatori interessati” e popolare le chat per adulti. A parte i servizi di censura e segnalazione, per il resto erano pagati a “tempo di connessione del singolo utente”.
Non e’ difficile immaginare che tecniche venissero utilizzate … E anche tutte le pubblicità a questi servizi, sui giornali e nei cartelloni (che cambiarono la comunicazione pubblicitaria in Francia, abbassando di molto l’asticella del buon gusto e del decoro) erano molto esplicite e lasciavano poco spazio alla fantasia.

Un (arte)fatto del passato

Questo articolo è stato dedicato successo clamoroso riscosso dal Minitel nel trentennio 1982-2012. Qualcuno si starà chiedendo come si presentasse la sua interfaccia, che tanto fascino esercitava. La risposta più semplice è: la grafica era identica al nostro televideo.
E’ possibile che con il tempo abbiate dimenticato come fosse fatto (o, se siete giovani, non l’abbiate mai usato …)
Abbiamo una soluzione.
Se nel 1985 aveste digitato sul Minitel il codice di accesso (il formato era: numero_unico_di_accesso  nome_servizio) :
3615 MATHAIR
avreste visto quanto appare in Figura 3. E’ tutto più chiaro ? Il nostro blog era un servizio del Minitel !
Come dite ? E’ un fake ? Ma come vi permettete ? Avete mai provato a cercarci sul Minitel ? 🙂

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Figura 3: Math is in the Air ai tempi del  MINITEL 🙂

 

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