Un grande poeta e cantautore italiano una volta scrisse

Se tu penserai e giudicherai da buon borghese li condannerai a cinquemila anni più le spese, ma se capirai se li cercherai fino in fondo se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo

Questa affermazione sembra applicarsi bene nel quadro generale delle fake news (o per dirla alla nostrana delle “bufale”) che si aggirano sul web.

Oggigiorno le fake news sono davvero popolari e si propagano sul web ad una velocità impressionante. La stessa rete di informazione che ci unisce tutti consente anche alle fake news di propagarsi a livello globale.

Dalla relazione tra autismo e vaccini alla terra piatta (solo per citarne due) le fake news sono presenti ovunque intorno a noi; ci circondano e, talvolta, condizionano le nostre vite. Se state pensando che il fenomeno delle fake news sia qualcosa di trascurabile un’occhiata questa pagina potrà, forse, farvi cambiare idea a riguardo.

Dire che solo i più “ingenui” tra noi possono credere alle fake news e che quelli più “attenti” possono invece riconoscerle facilmente ed ignorarle sarebbe una semplificazione troppo grande e correremmo il rischio di fare clamorose gaffe. Tra l’altro, anche De André riteneva, nella sua la città vecchia (la canzone citata in precedenza), che la questione fosse più complicata di così.

Un modo di vedere tutto nuovo!

Quindi, se la cosa non è così semplice, come possiamo affrontare il problema?

Per prima cosa dobbiamo constatare che le fake news sono sempre state presenti nella storia dell’umanità. Fin dalle sue origini, notizie false o di propaganda sono state diffuse con lo scopo di controllare e manipolare i media e la popolazione.

In Italia, ad esempio, nel 1475 un bambino di due anni e mezzo venne ucciso da un ebreo; come conseguenza di ciò tutti gli ebrei in città vennero imprigionati, torturati e 15 di loro uccisi. La notizia dell’uccisione del bambino era una fake news. Fake news più vecchie si ritrovano anche nell’impero romano, per non parlare di oggi e della disinformazione propria dei regimi totalitari; fino alle ipotesi di manipolazione elettorale nella salita al potere alla casa bianca da parte dell’attuale presidente statunitense Donald Trump (pare che più di 100 siti web pro Trump fossero locati nella città di Vales in Macedonia notizia riportata anche dalla cnn e che potete legger qui).

Se le fake news hanno così tanto potere perché sono difficili da scovare e debellare? Ancora una citazione per voi (originariamente attribuita a Bertrand Russell)

Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.

Individuare le possibili fake news

Come possiamo allora individuare le fake news? La International Federation of Library Association and Institutions (IFLA) ha pubblicato un catalogo per aiutarci a difenderci dalle fake news.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/32/How_to_Spot_Fake_News.jpg

Le regole definite dall’IFLA sono le seguenti:

  • Considerare la fonte, se la notizia viene da lercio o dal fattoquotiDAIno possiamo avere un piccolo dubbio sulla veridicità della notizia stessa.
  • Leggere fra le linee e capire l’intera vicenda, non fermarsi al titolo o alla prima parte dell’articolo, ma leggerlo tutto e capirlo fino in fondo.
  • Considerare l’autore, se l’autore di un post si chiama gomblotto123456 o Pasquale Napolitano non dategli troppo peso, magari non è affidabile al 100%.
  • Verificare i dati, cercare dati che supportino la notizia, confrontare le fonti ed incrociare diverse notizie per confermare il contenuto dell’articolo.
  • Controllare la data, riproporre vecchie notizie non le rende magicamente attuali o rilevanti nel contesto dei fatti. Ciò che poteva essere vero un anno fa non lo è oggi.
  • Verificare che non si tratti di uno scherzo, alcuni siti possono proporre materiale satirico o scherzoso; questi siti non sono siti di informazione e le loro notizie non dovrebbero essere ritenute vere.
  • Analizza criticamente la notizia, spesso le tue credenze (il tuo bias) può influenzare la tua capacità di giudizio. Ad esempio la tua fede religiosa o politica può farti ritenere vere notizie che supportano il tuo credo e false notizie che lo screditano senza alcun’altra prova oggettiva dei fatti.
  • Chiedi ad un esperto, qualcuno che sia informato dei fatti e che abbia una conoscenza dell’argomento.

Queste semplici regole possono aiutarci a distinguere le fake news da quelle reali ma sono solo dei suggerimenti e non una certezza; nessuna regola preconfezionata può sostituire il pensiero critico e l’analisi del contesto oltre che, ovviamente, il senso comune.

Dato che a voi lettori di “Math is in the Air” siete molto attenti al contenuto dei nostri articoli in cerca di equazioni matematiche da contemplare vi suggerisco di dare un occhiata a questo articolo intitolato “How to model fake news” nel quale una serie di interessanti spunti vengono proposti.

Allora perché?

Questo ancora non ci dice nulla sul perché le fake news sono così comuni. Se riconoscerle risulta essere semplice, se talvolta sembrano così evidenti da sembrare quasi assurde, perché ci sono ancora persone che credono a queste notizie palesemente false?

La mancanza di conoscenza sicuramente gioca un ruolo fondamentale nella diffusione delle fake news ma non possiamo imputare tutti i mali a quest’unica causa.

Infatti possiamo attribuire questo problema a due diversi mali: i bias cognitivi (implicit bias e confirmation bias) e quello che invece possiamo definire effetto euristico. L’effetto Dunning-Kruger ha anche un effetto marginale sul fenomeno delle fake news.

Ma cosa sono questi effetti? Non correte ad aprire i vostri volumi di fisica o matematica, non vi siete persi alcuna lezione importante. Questi fenomeni sono tipici delle scienze cognitive, una branca della psicologia che studia il comportamento di massa.

I bias cognitivi sono niente altro che dei percorsi del nostro cervello che si sviluppano nel corso degli anni e ci consentono di semplificare la vita; questi percorsi derivano dagli eventi che viviamo ogni giorno e includono le nostre convinzioni politiche, religiose, etiche. Il primo bias è chiamato “implicit bias” (bias implicito) e consiste nella nostra tendenza a ritenere affidabili le persone che fanno parte del nostro gruppo di valori e ritenere poco affidabili quelle che ne sono estranei. Questo fenomeno è amplificato fortemente dai social media che aiutano a creare intorno a noi la cosiddetta “internet bubble” ovvero uno scorcio di rete dove vediamo, leggiamo, condividiamo solo ciò con cui siamo d’accordo e in cui tutte le persone intorno a noi (amici, familiari, conoscenti, etc.) condividono solo cose che riteniamo vere ed affidabili; questo ci porta al secondo bias, detto “confirmation bias”. Il “confirmation bias” (o bias di conferma) è quel fenomeno per cui tendiamo a cercare su internet solo informazioni che sostengono le nostre tesi e scartare, ritenendole false o manipolate, le informazioni che non supportano la nostra visione del mondo. Se credo che la terra sia piatta (no, non lo credo! Questo è solo un esempio) quando mi connetto ad internet avrò contatti con persone che condividono la mia idea e che condividono la mia visione, creando così una bolla di conferme intorno a me e ritenendo vere le notizie che queste persone condividono (implicit bias); inoltre quando leggo una notizia sarò propenso a crederle se questa conferma la mia visione delle cose e screditarla se ne differisce gridando subito al complotto (confirmation bias).

Questo ci porta subito al secondo fenomeno, quello dell’euristica. In questo fenomeno il nostro cervello non fa altro che prendere delle scorciatoie, in alcuni casi per rendere le cose più semplici per noi. L’euristica si basa principalmente sul concetto che “se è familiare allora è sicuro”; certamente questo concetto ha servito bene l’umanità in passato, ma oggi può portarci a commettere errori di giudizio senza che ce ne rendiamo conto. Immaginate i nostri antenati in cerca di bacche nella foresta, in quel caso, l’euristica li aiutava a scegliere le bacche non velenose con il concetto “se è simile a quella che ho mangiato ieri allora è sicuro mangiarla anche oggi”; il vostro (e anche il mio) cervello funziona allo stesso modo, quando siete al supermercato solitamente non comparate ogni singola marca di ogni prodotto, tendete a comprare sempre le stesse marche sempre gli stessi prodotti; in questo caso è l’euristica ad essere in funzione facendo credere al vostro cervello che qualcosa di familiare sia sicuro e migliore degli altri prodotti che non ci sono familiari. Un secondo modo in cui l’euristica funziona è quando cerchiamo di riempire dei vuoti di ragionamento ricorrendo a modelli simili estratti da altri contesti. Per esempio alcuni di noi possono credere che la durata dell’efficacia di un farmaco, diciamo un integratore, si esaurisca prima se compiamo sforzi fisici maggiori. Ovviamente ciò non è vero, i farmaci non funzionano in questo modo; chi non ha familiarità con la farmacologia può pensare che ciò sia vero perché si applica ad altri contesti, ad esempio un’auto consuma di più se andiamo più veloce o se andiamo in salita invece che in discesa. Questo modello funziona, lo sperimentiamo ogni giorno e quindi tendiamo a ritenere che altri fenomeni seguano lo stesso modello. Una lettura davvero interessante a riguardo la potete trovare sulle pagine del Times.

Il terzo effetto, quello Dunning-Kruger, è quello con cui solitamente si ha più familiarità e che prende il nome dagli studiosi che per primi lo individuarono.Effetto Dunning-Kruger

L’effetto Dunning-Kruger ci dice che meno sappiamo di un argomento più crediamo di saperne in merito. Questo perché ignoriamo la reale complessità dell’argomento stesso ed ignoriamo l’esistenza di una enorme quantità di cose. L’effetto fu per la prima volta verificato su un gruppo di studenti a cui fu chiesto di autovalutarsi. Gli studenti meno preparati tendevano a sopravvalutare la loro preparazione; quelli meglio preparati a sottovalutarla (per chi fosse interessato potete consultare l’articolo completo Unskilled and unaware of it: How difficulties in recognizing one’s own incompetence lead to inflated self-assessments). Avete presente quell’amico che dice sempre “non ho studiato nulla, non so nulla” e poi prende il massimo dei voti? Ecco, questo è un tipico esempio dell’effetto Dunning-Kruger e mostra come tenda a sottovalutare la sua preparazione. Oppure, semplicemente, non vuole farvi copiare… L’effetto Dunning-Kruger nella moderna società viene incrementato dalla vasta disponibilità di informazioni a cui ogni giorno abbiamo accesso. Spesso tendiamo a confondere “l’avere accesso all’informazione” con “il possedere l’informazione”; se ad esempio nel nostro armadio abbiamo la racchetta di Roger Federer questo non ci rende automaticamente campioni di tennis, più di quanto girare con Schwarzenegger ci renda un culturista per osmosi. Avendo accesso all’informazione tendiamo a sovrastimare le nostre conoscenze (un ottimo libro a riguardo è The knowledge illusion di Steven Sloman e Philip Fernbach).

Concludiamo dicendo…

Questi tre effetti messi insieme (insieme ovviamente a fattori sociali, culturali e personali) possono portarci a cadere trappola delle fake news che ogni giorno girano in rete.

Come possiamo difenderci? Come già detto non esiste una formula magica o una regola standard per difenderci da questo mondo di notizie false e di miscredenze; il modo migliore è avere pensiero critico, analizzare i dati e le fonti di quello che leggiamo.

La speranza che ora, conoscendo i tranelli in cui la nostra mente ogni giorno ci induce, possiamo da un lato osservare con occhio più critico le notizie che ci circondano ma anche avere un atteggiamento più comprensivo con le persone che ogni giorno cadono in questi tranelli in modo del tutto involontario.

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