Giorgio Chinnici è un nome di riferimento per quanto riguarda la divulgazione scientifica in Italia. Grande appassionato del gioco degli scacchi e dello studio delle lingue, da qualche anno si dedica alla divulgazione dei concetti di base della fisica moderna. I suoi libri sono molto apprezzati e hanno un notevole riscontro di pubblico. Per Hoepli, dal 2015 ad oggi, ha pubblicato: Assoluto e relativo. La relatività da Galileo ad Einstein e oltre (2015); Turing. L’enigma di un genio (2016); Guarda caso. I meccanismi segreti del mondo quantistico (2017); La stella danzante. Sei versioni del caos (2018). Il suo lavoro più recente è Il labirinto del continuo. Numeri, strutture, infiniti (2019), dove già il titolo è un riferimento al tema borghesiano del labirinto e del continuo. E il “continuo” è un concetto fondamentale per la matematica.
M.M. Come nasce la sua passione per la divulgazione? Ha colto un’esigenza o si tratta di una sua inclinazione?
G.C. Ho sempre avuto un’inclinazione a spiegare ad altri un concetto che sento di aver in qualche modo ponderato e intimizzato, che è diventato mio. A questo aggiungo l’emblematica citazione di Isaac Asimov
che apre il primo dei miei testi divulgativi in ordine di pubblicazione, Assoluto e relativo, sulla relatività: “Ardo dal desiderio di spiegare, e la mia massima soddisfazione è prendere qualcosa di ragionevolmente intricato e renderlo chiaro passo dopo passo. è il modo più facile per chiarire le cose a me stesso”.
Non sono partito con l’idea di scrivere di divulgazione. Invece, avevo cominciato a riflettere su una questione che mi lasciava parecchio perplesso, e cioè l’idea di Mach di cercare un’origine fisica delle forza inerziali nelle stelle lontane. Quando mi sono chiarito questa cosa ho pensato che valesse la pena fissarla per iscritto, così, per me stesso. Poi ci ho aggiunto delle premesse, l’influenza su Einstein e così via, fino a delineare le motivazioni che sottendono alla nascita della teoria della relatività. Solo a questo punto mi è balenata l’idea di fare di quello scritto un testo divulgativo completo sull’argomento. La mia attività di divulgatore era nata.
M.M. Lei è fisico e ingegnere e si dedica alla divulgazione del pensiero scientifico, in particolare nel suo libro più recente, Il labirinto del continuo, alla divulgazione del pensiero matematico. Il suo approccio alla divulgazione matematica differisce da quello di un matematico per prima formazione?
G.C. Non so se c’è un approccio caratteristico del tipo di formazione, penso sia più una cosa che dipende dal singolo autore. I matematici di professione comunque tendono forse a trascurare l’aspetto divulgativo della loro disciplina; sta di fatto che le opere di divulgazione matematica che vengono pubblicate sono in numero molto minore rispetto a quelle di divulgazione della fisica o delle scienze naturali in generale.
Io credo che la divulgazione sia un’operazione culturale di fondamentale importanza. La scienza e la matematica sono infatti parti irrinunciabili della cultura, una cultura che va vista come unica, senza tracciare artificiali solchi tra quella umanistica e quella scientifica. Unità della cultura vuol dire che per comprendere il mondo e noi stessi è necessario approcciarsi sia alla letteratura, alla storia, alla filosofia come anche alle scienza e alla matematica. Questo non vuol dire che dobbiamo essere tutti degli specialisti di Dante o dell’Analisi Matematica; vuol dire invece che possiamo rivolgerci allo specialista per capire che cosa la sua disciplina ci insegna sul mondo e quale ne è il ruolo nella cultura.
Detto questo, il mio approccio alla divulgazione è personale e ha dimostrato di avere successo. Per dirla in maniera semplice, è un approccio che non si basa sulle sole formule né sulle sole parole, che delle idee scientifiche sempre mette in evidenza i significati filosofici, i legami culturali, le prospettive storiche.
M.M. A chi sono rivolti i suoi libri, in particolare Il labirinto del continuo? A studenti, curiosi, persone che vorrebbero migliorare le loro conoscenze matematiche?
G.C. I miei libri si rivolgono a tutte le persone spinte da curiosità e da sete di conoscenza. Nell’introduzione del mio ultimo libro ho scritto “Io credo che la divulgazione, in qualsiasi campo del sapere, debba portare il proprio messaggio culturale rivolgendosi a tutti senza presupporre un corso di studi specialistico sull’argomento. D’altra parte, la divulgazione come io la intendo deve richiedere anche un impegno da parte del lettore, altrimenti rimane solo una lettura amena ma con poca o nessuna efficacia”.
M.M. Può descrivere il suo stile di divulgazione?
G.C. Il mio impegno come autore si esemplifica nel mio ultimo libro: introdurre in modo chiaro, preciso ma non specialistico alla vera matematica, con i suoi simboli, le sue idee, le sue logiche. Aprendo così nel contempo uno spiraglio sulla maniera in cui la nostra mente elabora la comprensione quantitativa del mondo e quali sono i suoi limiti. A questo impegno deve corrispondere un impegno anche da parte del lettore che non si accontenta di un bel discorso alla fine del quale non rimane però nulla. La sua remunerazione sarà la più entusiasmante di tutte: quella di aver capito e di essere così entrato in nuovo, incredibile mondo.
M.M. Oltre ad essere un efficace divulgatore, lei è anche un ottimo conversatore. Nei suoi incontri con il pubblico, pensa di aver “convertito” alla matematica qualcuno che non aveva questo interesse?
G.C. Penso di essere sempre riuscito a contagiare tutti con il fascino immenso che la scienza e la matematica esercitano sulle nostre menti.
M.M. Nel corso delle presentazioni dei suoi libri, vi sono delle domande che le sono rivolte con maggior frequenza?
G.C. Sì, sono le domande che riguardano questioni più profonde e generali, questioni filosofiche sull’origine e il destino dell’universo per esempio, o sul significato del tempo, dello spazio, del caso, dell’esistenza, dell’intelligenza umana e artificiale. Durante una recente presentazione del Labirinto, per fare un esempio, mi è stato chiesto se i numeri o in generale i concetti matematici possano essere considerati “esistenti” al di fuori della nostra mente.
M.M. Risulta per lei più gratificante scrivere o incontrare il pubblico?
G.C. Entrambe le cose, che trovo complementari.
M.M. Il labirinto del continuo, è stato riletto da esperti di vaglia. E’ stato sottoposto anche a non esperti, ossia a un campione dei destinatari?
G.C. Tra i revisori c’è un medico, persona quindi di formazione scientifica ma non un esperto del campo. Il dott. Pirone mi è stato prezioso per i suggerimenti e le osservazioni che mi ha fatto, agendo così da rappresentante ideale del pubblico dei non specialisti.
M.M. Una domanda un po’ tecnica: ne Il labirinto del continuo si parla di Bourbaki; come mai non delle categorie, che oggi assumono chiare pretese fondazionali in matematica?
G.C. L’opera certamente non poteva diventare enciclopedica e abbracciare tutto lo scibile matematico nella sua interezza. Ho seguito e sviluppato un filo conduttore, lasciando fuori quegli argomenti, pur di una certa importanza, che non ne fanno direttamente parte. D’altra parte, un semplice accenno non avrebbe portato nessun vantaggio per il lettore.
Ad ogni modo, Bourbaki mi interessa per via del fondamentale concetto di struttura, che abbraccia non solo la matematica ma anche, come accenno nel mio libro, la linguistica, la psicologia, l’antropologia e altri campi.
M.M. C’è un argomento in particolare che vorrebbe rendere accessibile al grande pubblico?
G.C. Spero di aver reso accessibili gli argomenti su cui ho scritto finora. Ho poi una lunga lista di altri sui quali mi piacerebbe scrivere.
M.M. Posso quindi chiederle quali sono i suoi futuri progetti editoriali?
G.C. Come ho detto prima, di idee ne ho tante. Diciamo che una ne faccio e cento ne penso! Ovviamente ho già in cantiere il prossimo libro, al quale sto lavorando concretamente. L’argomento è uno di quelli di grandissimo interesse per il pubblico generale, un argomento su cui sono stati scritti molti testi, divulgativi e non, ma il mio approccio sarà ancora una volta originale. Oltre a ciò, posso pure anticipare che darò rilievo, in misura ancora maggiore rispetto ai miei libri precedenti, agli aspetti concettuali e ai temi di filosofia della scienza.
M.M. Grazie!
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