Mentre preparo la cena in genere ascolto la Radio. Qualche giorno fa mi è capitato di ascoltare la seguente conversazione fra il giornalista Giancarlo Loquenzi conduttore della trasmissione Zapping e Matteo Salvini, leader della Lega.
Riporto qui di seguito, in modo più fedele possibile, un pezzo di quella conversazione (qui link al podcast della trasmissione del 6 aprile per chi volesse ascoltarla parola per parola):
Loquenzi: “Buona sera Senatore e bentornato a Zapping”
Salvini: “Buonasera. Grazie mi allontano di qualche metro che sto facendo italiano con mia figlia. Eccola qua. Via.”
Loquenzi: “Allora… Se le ricorda le regole dell’italiano da insegnare a sua figlia ?”
Salvini: “Beh siamo in seconda elementare. Quindi al tempo passato e tempo futuro ci arrivo”
Loquenzi: “No perché sa, aiutare i figli a scuola sembra facile ma non sempre lo è.”
Salvini: “Non chiedetemi le equazioni e le disequazioni. Se fossi con mio figlio che proprio oggi ha compiuto 17 anni… ecco su quello farei obiezione di coscienza perché le disequazioni ancora oggi sono un incubo.
Loquenzi:“Io non so nemmeno di cosa si tratti.”
Ascoltando questo colloquio ammetto che mi è venuto un senso di tristezza. Dentro di me ho pensato sconfortato che ancora non ce la possiamo fare. Non abbiamo ancora superato culturalmente il rifiuto della matematica. Quante generazioni ci vorranno prima che la gente smetta di sbandierare a destra a manca di non sapere nulla di matematica?
Stiamo sbagliando qualcosa nella scuola italiana? O è una questione di cambiamento culturale che necessita di generazioni?
Salvini proclama senza problemi la sua ignoranza delle equazioni e disequazioni. Ancora peggio il conduttore che senza problemi afferma che non sa neanche di cosa di tratti.
E lo dicono così senza vergognarsi. Senza porsi nessun problema… forse sicuri di generare la simpatia di chi li ascolta. Senza rendersi conto che così facendo lanciano un messaggio del tipo “Ehi… gente in ascolto. La matematica la potete ignorare”.
Sarebbe da far notare a Loquenzi che le equazioni e le disequazioni sono argomenti veramente base della matematica. Le equazioni si introducono in terza media e si fanno in tutte le salse nei primi anni di scuola superiore insieme con le disequazioni. Non stiamo parlando di complicati argomenti matematici che si vedono all’università… praticamente siamo all’ABC della cultura di base di un cittadino. Aggiungerei che davvero sono uno degli strumenti più importanti e utili della matematica.
Non sapere le equazioni equivale a non sapere chi erano Garibaldi o Hitler, a non sapere la differenza fra un congiuntivo e un indicativo, fra democrazia e dittatura. Di questo stiamo parlando!
Il problema, mi sento di aggiungere, non è solo che Matteo Salvini e Loquenzi non sappiano fare una disequazione. Il problema vero è che lo sbandierino senza problemi.
Il primo è uno dei principali leader politici del paese e il secondo è il conduttore di una delle più ascoltate trasmissioni radiofoniche di approfondimento della RAI. Entrambi sulla carta dovrebbero rappresentare “il meglio” del paese.
Se però il meglio del paese senza problemi dichiara in modo così plateale la sua ignoranza su cose di base della matematica, cosa succederà quando dovranno prendere decisioni importanti che si fondano sulla matematica?
Questa domanda, in tempi di pandemia in cui le decisioni politiche sono strettamente legate al comprendere cosa dicono gli scienziati, non è poi così assurda.
Per carità. Nessuno vuole affermare che un politico deve conoscere la matematica (ma lo stesso discorso vale per il diritto, l’economia, la storia) in modo approfondito. Immagino che se dovrà prendere una decisione potrà, come è giusto, avvalersi di esperti che lo supporteranno.
Temo però che almeno l’ABC, almeno gli aspetti della cultura di base dovrebbero essere posseduti perché altrimenti sarà difficile capirsi con gli esperti.
Se alla fine in molti ambiti è la politica a decidere (e trovo giusto che sia così!) è importante che nel momento della decisione chi decide abbia le piene competenze per poterlo fare.
Il problema, forse, non sono neanche Salvini e Loquenzi. Probabilmente la stessa cosa sarebbe successa con molti altri giornalisti e altrettanti politici.
Devo ammettere che in questo periodo di quarantena, mi ero illuso che a tutta la popolazione italiana (politici e giornalisti quindi inclusi) fosse diventato ormai chiaro quanto la matematica sia importante…
In questo periodo di pandemia pensavo fosse diventato chiaro a tutti che la matematica è fondamentale. Pensavo che con tanti grafici dell’andamento dell’epidemia e tutto il tempo speso a parlare di crescita esponenziale del virus, di modelli predittivi, la gente avesse capito che la matematica è davvero fondamentale.
Evidentemente non è ancora così chiaro se ancora al 6 aprile, si dichiara con tale facilità di non sapere neanche cosa siano le equazioni.
Io continuo a sperare che qualche miglioramento ci sia stato e che le prossime generazioni di giornalisti e politici l’ABC della matematica lo sapranno o almeno smetteranno di vantarsi di non conoscerlo.
Certo ammetto che mi piacerebbe vedere in TV o ascoltare alla radio un politico italiano che sia in grado di spiegare bene il problema del Covid così come ha fatto Angela Merkel tempo addietro (si veda qui).
Nel frattempo dovremo chiederci se a scuola stiamo facendo abbastanza per non perpetrare questo problema. Temo che quello che si sta facendo non sia ancora sufficiente.
P.S. Questo post non vuole avere intenzioni politiche. Se al posto di Matteo Salvini ci fosse stato Nicola Zingaretti o Matteo Renzi sarebbe stato pubblicato lo stesso.
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International License.
Mi sembra una buona riflessione sul valore della matematica e su come non diffondere la credenza della sua complessita’.
Il bambino di oggi deve essere aiutato a matematizzare il mondo . Occorre una classe docente al passo con il processo dei tempi e questo e’ un traguardo da raggiungere
Concordo pienamente con quanto letto nell’articolo ammettendo che anch’io, seppur legata al mondo della scuola, finora non mi ero posta il problema delle ripercussioni culturali che questa presa di distanza dalla matematica, asserita da molte persone, possa avere soprattutto sui ragazzi in età scolare.
Spero che la lettura di quest’articolo offra uno spunto di riflessione per tutti e aiuti a superare quelli che possono essere dei luoghi comuni nei confronti di discipline fondanti lo scibile umano.
Bel contributo Davide! Mi chiedo e ti chiedo se la questione non stia proprio sull’usare la conoscenza della matematica come strumento per lo sviluppo di competenze scientifiche. Forse spostando il focus sul modo di ragionare e di conoscere anche la scuola potrà trovare modi nuovi per sviluppare nei giovani cittadini quelle competenze proprie del modo di procedere della scienza (saper fondare su riferimenti terzi quel che si asserisce, saper esplicitare i criteri su cui si costruisce un’argomentazione, saper distinguere cosa è correlato da ciò che non può essere connesso deterministicamente). Quali altri aspetti specifici del modo di conoscere della matematica vedi come caratteristiche proprie di quel linguaggio?
Grazie Chiara del commento.
Forse, come dici tu, ha senso spostare il focus sul modo di ragionare e di conoscere. Non è semplice farlo perché si tratta di sviluppare competenze trasversali che non tutti hanno. Queste stesse competenze sono in via di definizione nell’intersezione fra discipline come le neuroscienze, la psicologia e varie altre…
Pensò però che alcuni processi forse sono graduali e lenti. L’Italia aveva un tasso di analfabetismo molto alto.. Solo nelle regioni sotto l’impero austroungarico non era così elevato l’analfabetismo.
Non so quindi. Credo che tanti ricercatori in didattica della matematica (ma in generale delle scienze) stanno riflettendo su questo.
Alla tua domanda poi credo non ci sia una risposta univoca.
La matematica non è, tra le altre cose, solo un linguaggio altrimenti il linguaggio matematico si potrebbe sostituire con un’altra lingua come l’italiano o l’inglese.
Come vedi rispondo alla tua domande con dubbi e altre domande.
Apprezzabile e lodevole richiamo al ruolo fondamentale della Matematica tra le competenze chiave di cittadinanza. Spesso mi chiedo quanto debba ancora durare in Italia l’influenza della visione ‘”panumanistica”, lasciataci in eredità da Croce e Gentile e quanto questo impedisca alla nostra cultura, nella sua globalità, di decollare dal provincialismo, di essere aggiornata e adeguata aile esigenze del mondo reale. L’ipotesi che, inquietante, si affaccia nella mia mente è che il rigore della Matematica infastidisca da molti punti di vista il modo “fuzzy” di risolvere le questioni di qualsivoglia natura, forse perché assumere posizioni nette comporta escludere, troncare alcuni percorsi in modo coraggioso.
Complimenti dunque!
P.S. Mi permetterei di farle notare un probabile refuso: “perpetrare” forse andrebbe sostituito da “perpetuare”, da quel che si può evincere dal contesto della frase.
P.S. II: ha senso ricordare che la Merkel è un PhD chimico fisico:-)
Grazie del commento e della segnalazione di refuso
Ma la soluzione allle loro difficoltà in matematica sarebbe molto semplice. Intervistato e intervistatore 17 anni a pascolare le capre, in un contesto aspro e sobrio, ma sano e adatto allo studio. Rigenerazione nel duro lavoro, e alla sera, sedute di autocoscienza e corsi di matematica hard.
Certo, concordo pienamente sul fatto che la matematica sa una delle materie più importanti del percorso scolastico, anche se , ancora oggi, molti studenti sicuramente penseranno che “la matematica non sarà mai il mio mestiere”, come cantava Venditti. Credo comunque che la dote più di impatto per un politico sia la proprietà di linguaggio ,che, come la lingua latina dei nostri padri ci insegna, ha peraltro una costruzione e una precisione, appunto, matematica. Saluti