Pubblichiamo quest’intervista a Camillo De Lellis, professore all’Institute for Advanced Study di Princeton e vincitore di numerosi premi quali il Premio Fermat e la medaglia Stampacchia.


Come è nata la passione per la matematica?

Ho mostrato interesse per la matematica fin da molto piccolo. Mi piaceva giocare con i numeri e le figure geometriche già quando ero all’asilo. Ma non mi era chiaro che “da grande avrei voluto fare il matematico”. La convinzione mi è venuta negli ultimi anni di Liceo.

Che scuola superiore ha fatto?

Il Liceo Scientifico (B. Rosetti di San Benedetto del Tronto)

In base alla sua esperienza la scuola italiana fornisce una buona preparazione?

In generale sì, ma bisognerebbe fare un discorso più articolato, perché  dipende molto da quali aspetti dell’educazione si considerano. Per fare un esempio estremo, si fa molta poca musica nelle nostre scuole secondarie, mentre dove mi trovo adesso ogni scuola media ed ogni scuola superiore di un certo livello organizza una propria orchestra (e i ragazzi sono proprio bravi). Per fare un altro esempio estremo, in paesi che spesso vengono addidati a modello la filosofia non fa parte del curriculum obbligatorio dell’equivalente dei nostri Licei.

Ho un aneddoto in proposito. Una ventina di anni fa, quando ero ancora un dottorando, ero in visita in un prestigioso istituto di ricerca in Germania e fui invitato una sera a cena con un gruppo di ricercatori, tutti più vecchi di me. Non ricordo bene come finimmo a discorrere di filosofia, comunque a un certo punto tirai fuori il nome di Fichte.

Nessuno dei miei colleghi tedeschi lo aveva mai sentito nominare, al punto che dopo un po’ cominciarono a prendermi bonariamente in giro sostenendo che me lo fossi inventato (incidentalmente, in tedesco Fichte vuol dire abete). Non c’erano ancora gli smartphones e il wifi, quindi non potevo appellarmi alla supposta saggezza della rete, ma a metà della discussione arrivò il professore a capo del gruppo di ricerca, che con mia grande soddisfazione esclamò

“Ignoranti, il ragazzo ha ragione: come potete ignorare che Fichte fu un famoso filosofo tedesco?”.

Scherzando uno degli altri ricercatori commentò la superiorità culturale del capo, che ridendo disse:

“In realtà non ho la più  pallida idea di cosa abbia mai detto o scritto, ma il Liceo che ho frequentato è intitolato a lui”.  

Come è stata la sua successiva  esperienza in Italia o all’estero?

Molto buona, ho sempre seguito le mie passioni e mi ritengo molto fortunato ad aver avuto la possibilità di farlo, da quando ho cominciato l’università fino ad arrivare ad oggi.

Quali sono i campi di interesse che sono il  soggetto della sua ricerca?

Le equazioni differenziali alle derivate parziali, il calcolo delle variazioni, alcuni aspetti della geometria differenziale e alcuni aspetti della fisica matematica.

Può spiegare ai nostri lettori il risultato da lei ottenuto di cui va più fiero?

Il risultato di cui vado più fiero è nei miei lavori con

         John Nash

László Székelyhidi, in cui abbiamo introdotto un nuovo metodo per trovare soluzioni irregolari di alcune equazioni classiche della dinamica dei fluidi incomprimibili. I metodi che abbiamo “inventato” sono ispirati da un sorprendente teorema di John Nash (il matematico premio Nobel dell’economia che anni fa diventò un’icona grazie al film “A beautiful mind”) e hanno reso possibile la dimostrazione di una congettura del 1949 di un famoso fisico teorico, che fino a quando è apparso il nostro lavoro sembrava una cosa totalmente misteriosa.

Che consigli darebbe ad un nostro giovane lettore interessato a intraprendere il percorso di studio della matematica?

Viste le possibilità che offre la rete, gli consiglierei di seguire qualche lezione universitaria online, per avere un’idea di quello a cui sta andando incontro. Dovrebbe però farsi consigliare da qualcuno che conosce bene la materia e lo indirizzi verso qualcosa di rappresentativo. Un’altra cosa che gli consiglierei è di partecipare a dei giochi matematici, o comunque di cimentarsi con le prove dei giochi matematici. Mi rendo conto che per alcuni versi potrebbe essere fuorviante e che per molti l’aspetto competitivo non è invitante. Tuttavia i giochi danno un’idea di un’importante dimensione della matematica, la creatività e l’inventiva, che spesso nell’insegnamento scolastico è soffocata. 

Qual è la formula matematica più bella che vorrebbe condividere con i nostri lettori?

$e^{\pi i} = -1$

Cosa pensa della situazione della divulgazione della matematica in Italia?

Non mi sento abbastanza qualificato per fornire un’opinione, perché è tanto che non mi interesso di divulgazione della matematica in generale e perché non vivo più in Italia da 18 anni.

Quale libro di matematica consiglierebbe di leggere per scoprire la bellezza di questa disciplina?

Come ho già detto, non credo di essere la persona migliore a cui porre questa domanda. La mia esperienza in proposito è molto datata, ma se dovessi regalare un libro a un amico interessato, regalerei il classico “Che cos’e’ la matematica” di Courant e Robbins.

Nella vita di ognuno ci sono degli incontri che cambiano la vita e  aiutano a intraprendere la propria strada.  Puoi raccontarci qualcuno di questi?

Ne avrei tanti ed è molto difficile scegliere. Scelgo un mio carissimo amico, Paolo Tilli, che ha solo pochi anni in più di me ed era studente di dottorato alla Scuola Normale quando io ho cominciato l’università. E’ un matematico sopraffino, una mente brillante e una persona fuori dagli schemi. Discutere con lui mi ha aperto gli occhi su tantissime cose e ha avuto un enorme impatto sui temi dei miei studi e della mia ricerca. E’ stato grazie a lui che sono diventato studente di Luigi Ambrosio. Faccio fatica a trovargli dei difetti, a parte che tifa la Juventus e vuole avere sempre ragione. Ho tanti ricordi legati a lui e non mi è possibile rintracciare un momento particolare in cui e’ stato chiaro che sarebbe diventato una sorta di fratello maggiore, perché la nostra amicizia si è evoluta lentamente nel tempo.

Quali sono i suoi progetti di ricerca per il futuro?

E’ difficile dare una risposta semplice e diretta a questa domanda. Ci sono ovviamente delle questioni per me importanti su cui ho investito e credo investirò molto tempo. Una di queste è la “dissipazione anomala” (libera traduzione del termine “anomalous dissipation” usato nella letteratura scientifica), un fenomeno osservato in fluidodinamica e che si sospetta abbia una spiegazione puramente matematica una volta che si dà per buono che alcune equazioni diano la corretta descrizione del moto dei fluidi. Un’altra è la struttura delle singolarità delle superfici che minimizzano l’area. Ci sono però anche tante altre cose che presumibilmente cattureranno la mia attenzione nel futuro e che potrebbero diventare delle nuove “ossessioni”.

 

Conferenza tenuta nel 2015 dal prof. Camillo De Lellis all’università di Oslo dal titolo: “Surely you’re joking, Mr. Nash?”

CC BY-NC-SA 4.0
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International License.