tutto-un-gioco-bernardi-lucchettiPubblichiamo la seconda parte dell’intervista a Giulia Bernardi e Roberto Lucchetti dedicata al loro libro “E’ tutto un gioco. Il dilemma del prigioniero e altri giochi non cooperativi.”

In seconda parte gli autori risponderanno a domande di carattere più generale sulla divulgazione della matematica e il suo insegnamento.

La prima parte dell’intervista è disponibile questo link.


Veniamo ora a domande più generali.

Entrambi siete attivi nella divulgazione scientifica e quindi iniziamo da questo aspetto.

– Al prof. Lucchetti che fa parte del Consiglio scientifico del Festival della scienza di Genova, chiediamo come sta evolvendo secondo lei divulgazione e come vede il futuro della stessa.

R: Ho visto l’idea di divulgazione cambiare molto durante la mia vita professionale. festival-scienza-genovaQuando ero giovane, l’idea di divulgare la matematica era considerata più o meno blasfema. Per fortuna la situazione è cambiata parecchio. Adesso si trovano parecchi libri di divulgazione della matematica, che evidentemente hanno un loro pubblico, magari un po’ di nicchia. Io credo comunque che la scienza tutta, non solo la matematica, vada divulgata e vada divulgata bene. Forse siamo ancora in una fase un po’ naive, in cui a volte che scrive di un certo soggetto è un esperto, ma non un divulgatore professionista, o al contrario un divulgatore, ma non troppo addentro alle cose di cui parla. Occorre trovare un compromesso, occorrono nuove figure, occorre pazienza, ma ci arriveremo: io sono ottimista. Quel che è certo che mai come oggi la scienza ci ha fatto fare progressi formidabili, e mai come oggi la scienza è guardata con sospetto. Questa è una sciagura, questa situazione deve finire e finirà.

– A Giulia che partecipa a tante iniziative come “Math is in the Air” e la associazione Pi Greco facciamo la stessa domanda dal suo punto di vista.

G: Mi sono affacciata sul mondo della divulgazione trovando già un settore estremamente ricco e in continua espansione: sono in continua crescita le iniziative come i festival scientifici o i progetti di comunicazione come “Math is in the air”;  c’è sempre più domanda e richiesta per attività di questo tipo. Purtroppo, ho l’impressione che molte iniziative in ambito divulgativo si rivolgano ad un pubblico già “interessato” e in qualche modo auto-selezionato, come docenti delle scuole superiori, persone già con una laurea (scientifica) o comunque bendisposte e incuriosite da queste materie. Credo che la vera sfida, la più difficile al momento, sia portare la matematica (e la scienza in generale) non solo fuori dai contesti istituzionali, come scuole, musei, università, ma anche ad un pubblico molto più ampio e lontano da questi settori. Non ho ancora trovato il canale migliore per poter raggiungere questa fascia della popolazione ma… vi terrò aggiornati!

– Al prof. Lucchetti chiediamo invece se ha dei consigli da dare ai nostri eventuali giovani lettori che stanno per intraprendere la strada di una facoltà scientifica come per esempio matematica.

R: Bastano un paio di consigli: il primo è di  mantenere grandissima curiosità in tutto o quasi quel che si studia. Il secondo invece è di non rinunciare MAI a provare a trovare soluzioni personali ai quesiti proposti, a farsi e fare domande: certo molte saranno ingenue, qualcuna anche stupida, ma è così che si impara. Da non fare: studiare e imparare acriticamente tutto quel che vi viene proposto

– Ad entrambi chiediamo, in base alla vostra esperienza, cosa ne pensate della preparazione che la scuola superiore oggi fornisce agli studenti?

G: La preparazione che mi hanno fornito le scuole superiori (che ho concluso “solo” dieciclasse_scuola_pixabay_thumb660x453 anni fa) è stata eccellente, probabilmente perché ho avuto la fortuna di avere ottimi docenti e frequentare un buon istituto. Certo, gli argomenti affrontati al liceo mi sono serviti pochissimo per l’università dove la matematica è diventata una materia completamente diversa da quella che avevo visto fino all’ora, però avevo imparato a studiare e ad affrontare esami e nuovi argomenti con molta tranquillità.

R: La mia esperienza con le matricole all’università è che la preparazione delle scuole superiori sia ancora valida, a patto che gli studenti abbiano voglia di continuare a studiare e siano disposti ad imparare cose nuove, con maggiore autonomia e… molto più in fretta rispetto ai tempi a cui sono abituati!

– Secondo voi la scuola dovrebbe fornire un bagaglio culturale scientifico differente? In particolare, dal vostro punto di vista, osservate che dovrebbero essere trattati con maggiore attenzione alcuni temi piuttosto che altri?

G: Spesso mi chiedo come sia stato deciso il programma di matematica delle scuole superiori, non perché non mi sembri adatto ma proprio per capire come metterlo in discussione e da dove nasca l’ostilità che la maggior parte delle persone ha nei confronti della matematica.

Perché insistere sul calcolo algebrico e la semplificazione dei radicali? Perché arrivare a tutti i costi a fare lo studio di funzione, quando molti studenti non sanno neanche cosa sia una funzione? Perché le dimostrazioni della geometria euclidea vengono fatte solo al liceo scientifico?

R: Sarebbe bello che, quando possibile, gli insegnanti proponessero pillole su argomenti non previsti dai programmi, per far capire che la matematica va ben oltre a quella classica che si studia a scuola. Certo, non è facile, dati tutti i vincoli.

– Ritenete che nei media italiani si parli abbastanza di scienza (in particolare di matematica)? E quando se ne parla viene fatto, secondo voi, nel modo giusto?

G: Come sempre…dipende! Dai mezzi di comunicazione che stiamo considerando e da cosa voglia dire “se ne parli abbastanza”. Credo che se ne parli a sufficienza, almeno su giornali e riviste, tra l’altro ci sono tantissimi progetti editoriali dedicati alla matematica… Ma anche qui credo che il difetto sia che si rivolgono ad un pubblico già interessato e disponibile ad acquistare un libro di matematica, non ad un pubblico davvero “di massa”. La comunicazione per il pubblico più ampio invece, ad esempio attraverso i canali televisivi, mi sembra sia ancora carente; forse è un problema della matematica stessa che ha il difetto di comunicare poco con le immagini, quindi di essere poco adatta alla tv. Inoltre spesso i servizi o gli articoli sulla matematica mi sembrano riguardare sempre gli stessi argomenti come la richiesta di matematici nel mondo del lavoro o il fatto che le donne andrebbero incentivate di più a intraprendere carriere scientifiche.

R: Aggiungo che la matematica è anche fatta dalle persone che se ne occupano, che esiste la matematica ed esistono i matematici, e che le storie di qualche matematico potrebbero essere molto interessanti, non solo dal punto di vista di analizzare un’ esperienza di vita, ma anche come occasione per parlare di concetti matematici. E anche che un matematico famoso, autore di libri divulgativi di successo, tempo fa ha condotto su un programma nazionale della BBC, in Gran Bretagna, uno show di giochi matematici il venerdì in prima serata. Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di provarci anche da noi…

– Tornando al campo della vostra ricerca, potreste fare qualche esempio di applicazione in cui ultimamente è stata molto applicata la “teoria dei giochi”?

R: E’ una teoria applicata dappertutto, ormai. Ultimamente le applicazioni che mi incuriosiscono di più sono in ambito medico-biologico. La teoria dei giochi è la matematica dell’interazione. Tutta la vita è interazione, un modello di questa teoria può aiutare a capire l’evoluzione di cellule cancerogene in un organismo, per esempio.

– Oltre al vostro testo ci sono altri articoli o libri che consigliereste per game-theory-parentinginiziare ad approfondirla?

R: Siamo nell’epoca di Internet, chiunque sia curioso può fare ricerche lì. Per esempio un libro che ho scoperto recentemente e che ora è sul mio Ipad, ma non ho ancora letto, si intitola The game theorist’s guide to parenting. Mi ha esaltato perché parte da un assunto che io condivido al 100% e che dico spesso quando illustro questa teoria: i più formidabili giocatori sono i bambini, che sanno applicare tecniche sofisticate di negoziazione, di fronte alle quali gli adulti fanno la figura dei novellini…

– Per concludere questa intervista chiediamo ad entrambi di indicarci una formula matematica che vorrebbero fosse nota ai nostri lettori, spiegando il perche’ siete legati a questa formula.

G: La formula a cui sono legata è sicuramente nota ai lettori di questo blog ed è quella per calcolare la somma dei primi n numeri interi. E’ una formula che mi piace molto perché estremamente semplice ed elegante e perché mi piace poterla raccontare con l’aneddoto storico del giovane Gauss indisciplinato che riceve come punizione il compito di  calcolare la somma dei numeri da 1 a 100. Inoltre ricordo di averla utilizzata durante i miei studi nei momenti più disparati e apprezzo molto che sia possibile dimostrarla utilizzando diversi approcci. Proprio poche settimane fa mi sono ritrovata a ricostruirla ed utilizzarla con un gruppo di ragazzi di prima media che volevano contare quante partite a tris avremmo dovuto fare per sfidarci tutti l’uno contro l’altro. I ragazzi hanno iniziato a contare le partite, capendo subito da soli che serviva una regola per generalizzare e arrivando a fare la dimostrazione… senza che io me ne rendessi conto!

R: A costo di sembrare banale, io cito l’identità di Eulero $$e^{i \pi}+1=0$$. Non è solo una formula di matematica, è matematica, arte e poesia allo stesso tempo.

Se posso uscire un attimo dall’ambito della pura formula, allora cito il dilemma del prigioniero. Si descrive matematicamente con una semplice tabella di 8 numeri, ma  riassume in maniera meravigliosa ed efficacissima un sacco di pensiero di filosofia sociale, in particolare rimanda al Leviathan di Hobbes, perché spiega mirabilmente come aggregandosi per ottenere vantaggi, ma perseguendo il benessere individuale, esiste sempre la tentazione di rompere il patto sociale con conseguenze negative per tutti.

Video in cui Roberto Lucchetti e Giulia Bernardi parlano della teoria del giochi all’interno del progetto POK (Polimi Open Knowledge)

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