Pubblichiamo questa intervista ad Angelo Guerraggio professore all’Università Bocconi di Milano, nonché direttore editoriale della rivista PRISMA dedicata proprio alla matematica. Attraverso questa intervista vogliamo far conoscere ai nostri lettori questo nuovo mensile in edicola proprio in questi giorni con il nuovo numero di febbraio.

 


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Copertina del numero di febbraio della rivista PRISMA

 

– Com’è nata l’idea di creare il mensile PRISMA dedicato alla matematica?

Angelo Guerraggio

Angelo Guerraggio direttore rivista PRISMA

– L’idea è stata…un atto di incoscienza. Ce ne rendiamo sempre più conto, assieme all’editore, man mano l’avventura prosegue. Ma non importa: il ballo è cominciato e ci piace ballare. L’atto di incoscienza è nato dal desiderio di continuare la nostra attività di divulgatori della matematica aprendola però ad un pubblico ben più vasto di quello che frequenta e legge le riviste “accademiche”. E’ una sfida incosciente, appunto, ma che ci affascina.

– A quale pubblico si rivolge?
Certamente in primo luogo, di fatto, a chi “di mestiere” fa il matematico: docenti, studenti, ricercatori. Ma parlavo prima di un vasto pubblico a cui ci piace rivolgerci: la novità per noi è cercare di parlare di matematica a chi matematico non è. A chi la matematica la usa nel suo lavoro, a chi la usa senza sapere di usarla, a chi non la usa ma dai tempi della scuola gli è rimasta qualche curiosità, a chi vuole capire meglio che cosa sta succedendo nel mondo e pensa che la matematica e il linguaggio scientifico gli offrano dei canali privilegiati per la comprensione.

– Quali sono, secondo lei, gli aspetti più caratterizzanti di questa rivista?PRISMA_2_cover
Proprio quello che dicevo: non parlare subito, direttamente ed esplicitamente, di matematica ma parlare del mondo e accorgersi che cionondimeno si è quasi costretti a ricorrere alla matematica per spiegarsi meglio e spiegare più in profondità quello che sta capitando attorno a noi. Poi, certo, ci sono altri elementi che fanno parte del nostro DNA e che caratterizzano PRISMA: l’attenzione per la dimensione storica e la passione per i giochi matematici ad esempio. Non a caso il sottotitolo della rivista parla di “Matematica, giochi, idee sul mondo”.

– Può fare qualche esempio di articolo pubblicato su PRISMA che sia particolarmente esplicativo delle novità introdotte dalla rivista?
Seguo l’ordine delle parole che compaiono nel sottotitolo. Per la parte più propriamente matematica, il “pezzo” su Gaspard Monge (il padre della geometria descrittiva), l’articolo su perché “meno per meno fa più”, l’intervista al geometra algebrico Marco Andreatta. Tutti i ricchi dossier sui giochi matematici. E per le “idee sul mondo”: l’articolo sui bitcoin e quello sui modelli per controllare le folle quando al loro interno si scatena il panico.  Ma anche quello sulla matematica e le tecnologie più avanzate usate in medicina oppure l’intervista a Roberto Battiston, quando è stato estromesso dalla direzione dell’Agenzia Spaziale Italiana.

– Lei è anche direttore, insieme con Renato Betti e Settimo Termini, del trimestrale “Lettera Matematica Pristem” . Che differenze ci sono fra queste due proposte editoriali?
Mi fa piacere che lei citi la “Lettera”. È stata una bella avventura, durata quasi 30 anni (!),lettera_matematica e spero che in una forma o nell’altra continui, anche se le nostre forze sono molto limitate. La “Lettera” è diversa perché è un trimestrale, meno legato quindi all’attualità. Soprattutto di fatto si rivolge ad un pubblico selezionato, un pubblico di matematici, insegnanti e ricercatori. Quando è nata, nel 1991, ha rappresentato una significativa novità nel panorama matematico italiano. Era uno dei primi tentativi di divulgare la matematica ed era una delle prime volte che questo compito se lo accollavano dei matematici ancora attivi nel campo della ricerca che però non ritenevano che curare e pubblicare la “Lettera” fosse una perdita di tempo rispetto a cose più serie.

– In un suo recente editoriale su PRISMA ha citato la rivista “Civiltà delle Macchine” diretta da Sinisgalli. In che senso quella celebre rivista è per voi un riferimento?

Rivista "Civiltà della Macchine" diretta da L. Sinisgnalli  (fonte www.fondazionesinisgalli.eu )

Rivista “Civiltà della Macchine” diretta da L. Sinisgnalli (fonte www.fondazionesinisgalli.eu)

Sempre per l’Idea di parlare di matematica – di scienza e in particolare di fisica e di biologia nel caso di “Civiltà”- anche e soprattutto a chi professionalmente si occupa di altro. “Civiltà delle macchine” si muoveva all’interno di un triangolo i cui vertici erano rappresentati dalla cultura scientifica, da quella industriale e dalle più originali espressioni artistiche. E poi, come ricordavo nell’editoriale che lei cortesemente citava, c’era il tentativo di divulgare i contenuti scientifici senza banalizzarli, senza abbassarsi troppo, senza scherzare troppo. La scienza è una cosa troppo seria per la nostra vita. Il tentativo era quello di prendere per mano il lettore, là dove si trovava, e portarlo al livello della scienza.

– Tra i lettori di “Math is in the Air” vi sono anche molti insegnanti e studenti. Che spunti offre la rivista per loro?
A mio avviso ci sono degli spunti diretti, forniti dagli articoli di carattere storico e da quelli che spiegano qualche particolare risultato o teoria matematica. Ma soprattutto c’è il messaggio che la matematica non è una “materia”. Altro che esercizi e compiti in classe! Piuttosto, attraverso esercizi e compiti in classe, si impara un linguaggio che permette di capire in modo più originale e profondo il mondo. Ci rimane poi sempre l’idea che questo mondo possa essere cambiato, per migliorarlo ed eliminarne le storture più gravi. Altro che esercizi e compiti in classe!

– Cosa pensa dell’attuale panorama italiano della divulgazione scientifica e in particolare di quella matematica?
È un periodo buono, molto vivace. La differenza con la situazione di una trentina di anni faPRISMA_3_cover è notevole. Allora i libri di divulgazione matematica erano pochissimi. Lo stesso accadeva per film e spettacoli teatrali che parlavano di matematici o facevano riferimento ad argomenti di carattere matematico. Quando si proponeva un articolo più o meno matematico ad un quotidiano o a una rivista, la risposta era quasi sempre negativa. Intendiamoci: anche adesso ti chiedono di non usare formule o di limitarne al massimo l’uso, ma il clima è più aperto. Non ti sbattono subito la porta in faccia perché sei un matematico, si discute, si contratta. E poi c’è un moltiplicarsi di interesse e di iniziative “dal basso” veramente notevole. Sono iniziative individuali o legate a piccoli gruppi, magari dal futuro incerto ma che aprono delle dinamiche interessanti e più aggressive rispetto ad altre forme di divulgazione che hanno forse maggiori titoli “nobiliari” ma che mostrano l’usura del tempo.

– Quali suggerimenti ritiene di dare al nostro progetto divulgativo “Math is in the Air”?
“Math is in the Air” e’ una conferma, se posso permettermi, di quello che dicevo adesso e del clima frizzante che si respira attorno alla divulgazione scientifica. Consigli non ne ho; li cerco! Che “Math is in the Air” continui e si sviluppi, conservando la qualità che oggi la contraddistingue!

– Tra i nostri lettori ci sono anche molto studenti di scuola superiore che stanno valutando di scegliere una facoltà scientifica. Che consigli darebbe loro anche sulla base della sua esperienza di docente universitario?
Di iscriversi ad una facoltà con solide basi scientifiche. Perché sono quelle più appassionanti, che obbligano a tirare fuori il meglio di se stesso, che non trattano gli studenti come “stupidi” che leggono due cose e ugualmente superano tutti gli esami senza fatica, che offrono le migliori prospettive occupazionali. In Italia o altrove,  la laurea scientifica è una laurea che “conta”. Di iscriversi ad una facoltà con solide basi scientifiche e aperta verso il mondo. Non si tratta di matematica pura “contro” matematica applicata. Per carità! Stiamo parlando di idee sul mondo …


Angelo Guerraggio intervistato durante un incontro del MEETmeTONIGHT- Notte ricercatori.

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