Pubblichiamo questo contributo di Mario Castellana professore associato  di Filosofia dellas200_castellana.mario scienza e di Storia della scienza presso l’università del Salento.

Di Mario Castellana di recente pubblicazione segnaliamo:

– M. Castellana, O. Pompeo Faracovi, “Oltre la matematica. Federico Enriques e le voci dell’Enciclopedia italiana”, ed. Treccani (disponibile, per esempio, qui)

Sulla figura di Giuseppe Battaglini invece un suo contributo all’interno del volume:

“G. Battaglini matematico militante” in D. Ria, a cura di, La cultura scientifica del nostro tempo, Manduria Barbieri-Selvaggi 2009, pp. 65-75 (disponibile qui)

Pubblicato sul nostro blog, invece, segnaliamo un precedente articolo dello stesso autore  dal titolo “Federico Enriques e il valore strategico del pensiero matematico”.


Giuseppe Battaglini (fonte wikipedia)

Giuseppe Battaglini (fonte wikipedia)

La recente intervista a Chiara Valerio apparsa su Math is in the air, in occasione del suo libro La matematica è politica, è una occasione per ricordare delle figure del pensiero matematico che nel corso dei secoli hanno dato una concreta testimonianza dello stretto rapporto tra la loro attività e le scelte politiche anche a costo della loro vita come Zenone di Siracusa; e quando il tiranno della città prima della sua esecuzione gli chiese a cosa era servito essere stato matematico e filosofo, rispose ‘a disprezzare i tiranni’, frase poi ripresa negli anni ’30 del Novecento da un altro matematico ed insieme epistemologo come Federigo Enriques in pieno fascismo, nel suo studio sulla storia del pensiero scientifico greco, e tradotta con ‘riconoscere i tiranni’.

In nome, pertanto, dei valori di libertà insiti nel pensiero matematico si è distinta un’altra figura poco nota dell’Ottocento scientifico italiano come Giuseppe Battaglini (1826-1894); nato a Napoli ma vissuto sino a diciotto anni a Martina Franca città pugliese del padre, proseguì i suoi studi alla Scuola di Applicazioni di Ponti e Strade, fondata da Gioachino

Osservatorio Astronomico di Capodimonte (fonte Inaf)

Osservatorio Astronomico di Capodimonte (fonte  INAF)

Murat nel 1811, dove approfondì i suoi studi sino a diventare assistente presso l’Osservatorio astronomico di Capo di Monte e si distinse subito per le sue idee innovative in campo scientifico in difesa della geometria analitica contro le tradizionali tendenze sintetiche della scuola napoletana di Nicolò Fergola e Vincenzo Flauti, convinti sostenitori dell’ortodossia euclidea ed in campo politico dei Borboni. Sin dall’inizio, lo accompagnerà un atteggiamento, rimasto costante per tutta la vita, improntato allo stretto legame tra scelte scientifiche, scelte didattiche e scelte politiche liberali; e non a caso fu uno dei pochissimi che non accettò di firmare la revoca della Carta Costituzionale voluta dallo stesso Ferdinando IV anticipando in tal modo quelle poche figure che durante il fascismo si rifiutarono di firmare l’appartenenza allo stato totalitario perdendo così l’insegnamento universitario.

E anche Battaglini perdette il posto di assistente, così faticosamente conquistato e per sopravvivere fu costretto a fare lezioni private; ma questa situazione, tuttavia, gli permise di imparare diverse lingue straniere col tradurre alcune opere scientifiche, come continuerà a fare in seguito, e di venire a contatto con i maggiori matematici europei e di condurre liberamente le sue ricerche nei nuovi rami della geometria. Ad unità raggiunta, con decreto dittatoriale di Giuseppe Garibaldi del 29 ottobre 1860, fu nominato professore di Geometria superiore presso l’Università di Napoli, che fu la seconda cattedra in tale disciplina in Italia, dopo quella assegnata a Pisa a Luigi Cremona. Iniziò così il periodo più

Frontespizio della rivista "Giornale di Matematiche", fonte Hathi Trust

Frontespizio della rivista “Giornale di Matematiche”, fonte Hathi Trust

fecondo dal punto di vista scientifico per il matematico martinese perché grazie ai suoi contatti internazionali fu uno dei primi matematici a capire l’importanza delle geometrie non euclidee, a diffonderle e soprattutto ad insegnarle in un momento in cui da più parti tali geometrie erano considerate insensate, ‘opere del diavolo’, geometrie da manicomio’; fondò nel 1863 il ‘Giornale di Matematiche’ che diventò, come affermò poi nel 1906 Giovanni Bonola, ‘l’organo ufficiale per la geometria non euclidea’ e che sopravvisse sino agli anni ’60 del Novecento. In tale rivista, poi presa a modello in Francia da Julius Houël nel 1870 nel fondare il ‘Bulletin des Sciences Mathématiques’, fece tradurre in italiano alcuni fondamentali saggi di Riemann, Bolyai e Lobatcevskij e poi nel 1868 ospitò l’importante saggio di Eugenio Beltrami, Saggio d’interpretazione della geometria non euclidea, insieme a scritti di Cremona, Betti e altri. Tale Giornale diventò, pertanto, un vero e proprio laboratorio di nuove idee scientifiche e didattiche in quanto Battaglini invitava i suoi allievi ad abbeverarsi agli studi dei maggiori matematici europei del tempo mandandoli a seguire le lezioni di Klein, Lie, Hamilton e a discuterle liberamente.

Nominato socio di diverse Accademie internazionali, fu chiamato presso l’Università di Roma di cui fu pure rettore per diversi anni; ma la permanenza a Roma non fu delle più felici in quanto Battaglini, come si evince dal suo ricco epistolario, si illuse che il nuovo Stato italiano avrebbe fatto dell’Università capitolina uno dei centri scientifici all’avanguardia dotandola di laboratori e biblioteche degne di un paese europeo. Deluso ritornò all’Università di Napoli dove morì nel 1894 dopo aver aperto diverse strade nell’ambito del pensiero geometrico, come la geometria algebrica, uno dei vanti della matematica italiana successiva con Federigo Enriques (1871-1946). Ma ciò che rende singolare la personalità di Battaglini è il suo essere stato sin dall’inizio un matematico militante in difesa delle novità concettuali nell’ambito del pensiero geometrico insieme con la coerenza tra tale impegno come convinto sostenitore di un evento rivoluzionario al suo interno, il suo impegno didattico rivolto a chiarirne le conseguenze anche nel modo di insegnare l’insieme delle discipline matematiche e la sua battaglia politica a favore dello Stato liberale sino al punto di sacrificare la sua carriera prima e poi ad impegnarsi nel rinnovamento delle sue strutture scientifiche per renderlo all’altezza dei paesi europei.

Negli anni ’70, quando si cominciava a dibattere sulle riforme del sistema scolastico e dell’Università, Battaglini intervenne nella pagine del suo ‘Giornale’ e come esperto nominato dal Ministero, insieme a pochi altri, sostenne la necessità di un cambiamento radicale dell’insegnamento delle scienze attraverso il loro rafforzamento con più ore e con una preparazione più adeguata da parte degli stessi insegnanti, invocando da una parte il ridimensionamento della piattaforma euclidea e dall’altra quello delle ore dedicate alle discipline storico-umanistiche. Emerge così un Battaglini ‘polemista’ con colleghi matematici, ancorati ad una visione delle matematiche di impianto grosso modo euclideo, e con i funzionari ministeriali ritenuti non in grado di fare del paese Italia un paese in grado di competere con paesi che investivano più risorse nelle ricerche scientifiche e tecnologiche. In realtà nella Roma degli anni ’80-‘90 egli vedeva all’opera il tradimento dei valori liberali, ‘un ritorno al passato’ e quello che chiamava il ‘clericume romano’ che impediva un rinnovamento reale del paese; ne intravedeva anche dei ‘rigurgiti antidemocratici’ nel rifiuto di riforme strutturali delle istituzioni del paese.

Battaglini è stato quindi un vero e proprio militante della ragione scientifica, impegnato nell’organizzazione della ricerca, convinto dell’impatto sociale della scienza e della tecnologia, del suo risvolto politico ed economico, fatto che non è entrato appieno ancora oggi nella coscienza civile e culturale italiana. Non è stato un ricercatore chiuso nel suo laboratorio, è stato un militante nell’ambito della didattica sia a livello universitario che nel settore dell’insegnamento elementare e superiore in quanto partiva da una idea-guida forte che solo oggi, una volta che abbiamo metabolizzato meglio il senso delle rivoluzioni scientifiche grazie ai lavori storico-epistemologici di Gaston Bachelard, Alexandre Koyré, Karl Popper e Thomas Kuhn, viene colta nel suo reale significato: insegnare una rivoluzione della ragione scientifica (come ha fatto Battaglini a proposito delle geometrie non euclidee) significa insegnare una rivoluzione della ragione tout court. Vale a dire, portare nell’insegnamento lo spirito di una rivoluzione scientifica significa creare le condizioni per un cambiamento concettuale e sociale, significa educare a principi democratici che hanno bisogno di una verifica costante e all’occorrenza riformarli, ristrutturarli attraverso una discussione continua senza nessun tipo di imposizione.

Battaglini di fronte al varco aperto dall’avvento delle geometrie non euclidee ha fatto i conti sia sul terreno metodologico e che politico sino in fondo col loro pluralismo, ha alimentato continuamente il suo modo d’essere sia come scienziato che come educatore delle nuove generazioni, alle quali era indirizzato il suo ‘Giornale’, della pluralità dei punti di vista viventi dentro la scienza matematica che l’arricchiscono e la riformano in tutte le sue componenti sino a coglierne le potenzialità in altri campi dell’umano.

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