Pubblichiamo questa intervista a Sandra Lucente docente di Analisi Matematica presso l’Università Aldo Moro di Bari nonché Presidente del Museo della Matematica (MuMa) del Dipartimento di Matematica dell’Università di Bari. In passato abbiamo avuto già occasione di intervistare Sandra Lucente per recensire i suoi libri di divulgazione; questa volta però l’intervista verterà proprio sul museo di cui lei è Presidente.
Come nasce il Museo della Matematica (MuMa) dell’Università degli studi di Bari?
Il museo della matematica è stato inaugurato il 30 ottobre 2018 ma il processo che ha portato alla sua realizzazione è iniziato alcuni anni prima. Da una parte volevamo custodire gli oggetti preziosi che si trovavano all’interno del Dipartimento, dall’altra ci occorreva un luogo per incontrare i tanti curiosi di matematica e i potenziali studenti. La Prof.ssa Silvia Romanelli è stata la prima presidente del museo, ci ha guidato nella formalizzazione delle idee, nel dare una struttura alla necessità. Il suo apporto è stato fondamentale. Come quando si costruisce una casa non si possono avere solo desideri, si deve avere una struttura solida, così il MuMa ha consolidato le idee di diffusione della matematica che si stavano sviluppando con molta forza nella nostra sede.
Dove si trova?
Il MuMa si trova in una grande sala del Dipartimento di Matematica dell’Università di Bari. Mi piace ricordare che il Dipartimento di Matematica si trova al centro del Campus universitario che include gli edifici di ricerca e didattica delle discipline scientifiche. Visto che tra i libri abbiamo opere di Galileo, mi piace pensare che dalle finestre del MuMa possono uscire i caratteri per scrivere e leggere i segreti di queste discipline.
Da chi è gestito e chi collabora al progetto?
Il Dipartimento di Matematica gestisce il Museo, tramite l’impegno del Comitato Scientifico (che presiedo per questo triennio). Abbiamo però realizzato alcune collaborazioni: la prima, più naturale, con il Piano Lauree Scientifiche di Matematica, altre con
associazioni ed enti universitari e scolastici. Per gli eventi e per la comunicazione social ci supporta il gruppo di appassionati divulgatori di MathSharing Bari.
Quali sono le caratteristiche del MuMa?
Il MuMa è stato pensato come una stanza delle storie e delle forme. Ci sono sette sezioni, la prima è la collezione Campedelli. Poi ci sono tre sezioni di memorie. Una sezione quasi privata, “La nostra storia” che racconta il dipartimento, le sue riviste, il corso di laurea. Il cerchio si allarga alla grande storia della matematica raccontata con poster ma soprattutto con le teche dei libri antichi, sino a quelli che hanno influenzato la matematica moderna, per esempio abbiamo una bella raccolta di dispense di Ulisse Dini. Infine c’è la memoria digitale, i vari supporti, dalle schede perforate alle micro sd, ma anche gli strumenti di calcolo con cui nel dipartimento sono state condotte importanti ricerche matematiche sin dagli anni ottanta. Altre due sezioni riguardano il legame tra matematica e mondo. La sezione “Strumenti della fisica matematica” è costituita da pendoli, giroscopi e altre meraviglie in legno e metallo che venivano utilizzati nella didattica della secolo scorso. Oggi ogni computer può simulare i fenomeni da rendere equazioni, ma l’approccio analogico resta fortemente stimolante. La sezione “Matematica e natura” è quella che provoca il visitatore a cercare egli stesso un legame tra sassi, conchiglie e quanto ha visto nelle altre aree tematiche. In centro c’è un ampio tavolo didattico che riproduce gli oggetti intoccabili e suggerisce idee astratte della geometria. Questa zona è continuamente ampliata e aggiornata grazie alle stampe 3d che stiamo realizzando e agli eventi che ci portano nuove idee da esporre, nel duplice senso museale e narrativo.

Foto delle dispense di Ulisse Dini citate da Sandra Lucente
Quali sono i suoi obiettivi?
Il primo obiettivo del MuMa è mostrare la bellezza della matematica. Certo diventa utilissimo luogo per l’orientamento, per la terza missione, per favorire gli incontri tra speakers dopo un convegno, persino per contagiarsi di idee tra colleghi, ma sono tutte tappe intermedie. Al MuMa vogliamo divertire e divertirci, appassionare e appassionarci, stupire e stupirci. E questo lo fanno solo le cose belle, come la matematica. Un secondo obbiettivo è essere imitati. In tante scuole ad esempio sono custodite o dimenticare storie scientifiche. Ci piacerebbe che qualcuno visitando il MuMa possa pensare di salvare dall’oblio questi oggetti, di classificarli, di mostrare la loro bellezza.
Che cos’è la collezione “Campedelli”?
Tra la seconda metà dell’ottocento e il primo ventennio del novecento erano molto diffusi in Europa modelli di superfici, algebriche e non, realizzati con gesso, rame, cartone, fili di nailon. Anche in Italia vennero costruiti singoli modelli, sicuramente il più noto è la cuffia di Beltrami. Venivano utilizzati per la ricerca e la didattica, molto spesso venivano esposti come opere d’arte e ne ispiravano alcune. Dopo le guerre mondiali molti modelli andarono smarriti o distrutti. Nel 1951 l’Unione Matematica Italiana assegnò a Luigi Campedelli, docente di Firenze, l’incarico di creare una collezione riassuntiva. Molti dipartimenti di matematica l’acquistarono, usarono i modelli per tenere lezioni, per fare ricerca e finanche per eventi che oggi chiameremmo divulgativi. Ci sono sedi dove la collezione si è conservata perfettamente, altre in cui è stata esposta in musei, altre sedi che l’hanno forse dimenticata. L’università di Bari fu tra le prime ad acquistare la collezione e dopo settant’anni era il caso di creare un luogo di rilievo per esporla.
Perché c’è bisogno di musei della scienza e in particolare della matematica?
La comunicazione della scienza è al cuore della conoscenza futura basata sui risultati scientifici.
Dalla parte del visitatore direi che un museo scientifico occorre perché la conoscenza richiede più stimoli sensoriali. Troppo spesso la scienza, in particolare la matematica, si è dovuta accontentare della visione grafica e delle formule e delle parole di spiegazione. In un museo scientifico gli occhi guardano una matematica in movimento, si ascolta il racconto ma anche il suono dei pendoli, le mani possono toccare e creare nell’esperienza laboratoriale. Persino il naso è coinvolto dall’odore del libro antico.
Dalla parte della comunità scientifica direi che il museo è uno strumento necessario a ricordare che ciascuno di noi, ciascuno dei nostri risultati, è parte di una storia lontana e profonda. Faccio un esempio. Una funzione cubica non è più un semplice esercizio di algebra o analisi se proposta a lezione dopo averla spiegata al museo raccontando di Maria Gaetana Agnesi. Devo dire che il MuMa mi sta fornendo stimoli ed ricaricando di entusiasmo sia nell’insegnamento che nella ricerca.
Come fare a visitarvi (pandemia permettendo)?
Nel primo triennio abbiamo utilizzato la prenotazione via e-mail. Da un anno la pandemia ci ha fermato, ma abbiamo lasciato parlare gli oggetti online creando storie e facendo eventi. Speriamo di ripartire presto con le visite. Essendo tutto in aggiornamento, su questo, preferisco rimandare alla pagina web del MuMa per dettagli.
Che tipo di laboratorio sono organizzati al suo interno?
Nel primo triennio di apertura abbiamo realizzato dei laboratori con alcune classi scolastiche. Anche grazie a tesi di laurea di studenti di Matematica, si sta sviluppando una sorta di archivio dei laboratori possibili che partendo da un singolo oggetto museale ne sviluppano tutta la complessità del racconto matematico adattandosi alla fascia di età dei fruitori. Ad esempio ricordo un bel laboratorio per la scuola primaria sulle progressioni aritmetiche, facendo dimostrazioni senza parole. Mi piacciono molto i laboratori di storia della matematica. Con una classe di liceo classico abbiamo sfogliato (sul monitor ovviamente) gli elementi di Euclide nella versione seicentesca di Vitale Giordano e sentito tra le righe i semi delle idee moderne.
Quali sono i progetti per il futuro di questo museo?
Essere giovani vuol dire essere pieni di idee ed essere pieni di speranze e il nostro museo è molto giovane. Sicuramente vogliamo interagire con gli altri musei dell’Università di Bari, sono molti e ricchissimi di materiale e di suggestioni. Proprio come i giovani, il MuMa richiede anche finanziamenti e donazioni, dobbiamo lucidamente fare progetti in questo senso in particolare per la cura o l’acquisto dei pezzi pregiati. Personalmente mi piacerebbe incrementare le visite singole perché ogni volta che sento la sorpresa del visitatore, l’esclamazione “è un luogo magico!” riparto con nuova energia da utilizzare soprattutto per nuovi oggetti per il tavolo didattico.
PS. Vi aspettiamo!
Link alla pagina web del museo: https://www.dm.uniba.it/dipartimento/strutture/museo-della-matematica
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