Pubblichiamo questa intervista ad Ada Altieri, fisica teorica formatasi alla scuola romana della Sapienza, attualmente Assistant Professor al laboratorio Matière et Systèmes Complexes dell’Università di Parigi nonchè recente vincitrice di un prestigioso premio assegnato dalla fondazione “L’Oréal UNESCO pour les Femmes et la Science“.
In questa intervista Ada Altieri, oltre a spiegare il suo campo di ricerca, racconta cosa ha significato per lei aver avuto Giorgio Parisi come “maestro”.
In questo periodo sono usciti molti articoli su Giorgio Parisi e sul percorso che lo ha portato a vincere il Nobel per la fisica. Con questa intervista vorremmo provare a dare spazio al raccontare l’esperienza di chi ha avuto la “fortuna” di incontrare Giorgio Parisi nel proprio percorso formativo.
Ringraziamo Ada Altieri per averci concesso questa intervista.
Qual è il suo campo di ricerca?
La mia ricerca è legata allo studio teorico dei sistemi disordinati quali vetri di spin — in cui le interazioni random tra i magneti elementari (spins) sono responsabili di fenomeni di frustrazione (concetto introdotto da Toulouse per indicare l’impossibilità di soddisfare simultaneamente tutte le relazioni tra i costituenti del sistema) — problemi di soddisfacibilità vincolata, che rivestono un ruolo centrale anche in computer science e intelligenza artificiale, e alle connessioni di questi ultimi con i sistemi vetrosi a bassa temperatura. Durante il dottorato mi sono tuttavia resa conto che la complessità dei sistemi disordinati e più precisamente delle fasi vetrose poteva andare oltre, rappresentando il punto di partenza per studiare ecosistemi caratterizzati da un gran numero di specie in interazione alla soglia della criticità. L’universalità che sembra collegare tali sistemi complessi mi affascina, ma anche le sfide e le domande specifiche ad ognuno di essi.
Qual è stato il suo percorso accademico?
Nell’autunno 2009 mi sono iscritta a Fisica all’Università La Sapienza dove ho discusso nel 2012 la tesi triennale con il Prof. Marinari, stretto collaboratore del Prof. Parisi. Ho proseguito gli studi in fisica teorica a “La Sapienza” dove mi sono laureata nel luglio 2014 sotto la supervisione di Giorgio Parisi e Tommaso Rizzo. Successivamente ho intrapreso un dottorato internazionale in cotutela tra La Sapienza e l’Università Paris-Sud, Paris-Saclay sotto la supervisione congiunta di Giorgio Parisi e Silvio Franz (Professore ordinario di Fisica teorica al laboratorio LPTMS di Orsay). Dopo aver completato il dottorato con lode, nel novembre 2017 ho ottenuto una borsa di studio post-dottorale in collaborazione con Francesco Zamponi presso l’École Normale Supérieure di Parigi, grazie alla quale mi sono interessata alle proprietà dei solidi amorfi sotto deformazione. L’anno seguente, nel novembre 2018, mi sono unita al team di Giulio Biroli spaziando su argomenti che andavano da dinamiche fuori dall’equilibrio all’ecologia teorica. Nel 2016 sono entrata a far parte della Simons Collaboration Cracking the Glass Problem e dal dicembre 2020 ho una posizione permanente da Assistant Professor al laboratorio Matière et Systèmes Complexes dell’Université de Paris.

Ada Altieri con Giorgio Parisi (fonte Twitter)
Perché la sua carriera scientifica è legata al prof. Giorgio Parisi? Giorgio Parisi è stato il mio relatore di tesi magistrale e co-direttore durante il dottorato. Con Parisi ho pubblicato il mio primo articolo intitolato “Composite operators in cubic field theories and link-overlap fluctuations in spin-glass models”, sull’analisi del comportamento critico di una classe di sistemi disordinati, i cosiddetti vetri di spin, di cui avrete sentito parlare più volte negli ultimi giorni. Da quel momento si sono sviluppate collaborazioni sull’asse Roma-Parigi culminate nella pubblicazione di altri due articoli insieme, sia su modelli vetrosi per dettagliare la cosiddetta transizione di jamming — ossia una transizione di rigidità che avviene all’interno della stessa fase vetrosa a temperatura nulla — sia su teoria statistica dei campi e fenomeni critici.
Si ricorda la prima volta che ha incontrato il prof. Giorgio Parisi nel suo percorso di studi?
Certamente. Seguii il suo corso di “Meccanica Statistica e Fenomeni Critici” durante il primo anno del percorso magistrale, di cui ho sostenuto poi l’esame nel marzo 2013. Ricordo ancora le domande, di cui l’ultima — un calcolo di esponenti critici — sarebbe stata oggetto di studio durante la mia tesi magistrale l’anno seguente. Rimasi un po’ stupita di come Parisi, nonostante i suoi numerosissimi impegni e gli studenti che continuamente si affacciavano alla sua porta, si ricordasse perfettamente di me e dell’esito dell’esame quando tornai da lui mesi dopo per cercare di orientarmi meglio tra tutte le varie opzioni di tesi che mi affascinavano. Nonostante Parisi a primo acchito possa dare l’impressione dello scienziato con la testa tra le nuvole e arroccato nella sua torre d’avorio, al contrario, si è sempre rivelato molto attento alle difficoltà dei giovani nell’interfacciarsi con il mondo del lavoro, ai mancati riconoscimenti e finanziamenti alla ricerca pubblica in Italia, e alle problematiche della società (ricorderei anche il suo impegno civile per sensibilizzare la popolazione all’utilizzo di misure restrittive per contrastare la pandemia dell’ultimo anno e mezzo).
Quali sono state le occasioni che ha avuto di collaborare con lui in questi anni?
Molteplici. Parisi ha sempre rappresentato un punto di riferimento per me, un ancoraggio sicuro ogniqualvolta rientravo a Roma da Parigi, durante il dottorato e nei due anni successivi. Cercavo di trovare l’occasione per fare un salto in Sapienza e avere un confronto con lui sui miei ultimi argomenti di ricerca. Abbiamo pubblicato più articoli insieme e spero che ce ne saranno altri in futuro.

Ingresso dell’Edificio Marconi dell’Istituto di Fisica della Sapienza (fonte https://www.phys.uniroma1.it/ )
In che modo la collaborazione Parisi e, più in generale con la fisica teorica della scuola romana, è stata per lei importante?
Penso che la qualità dell’insegnamento di cui ho potuto usufruire per ben cinque anni e la varietà dell’offerta formativa della Sapienza siano state determinanti. Ho seguito corsi molto complessi, che spaziavano dalla meccanica quantistica relativistica alla teoria dei campi statistica (inclusi diversi approcci al gruppo di rinormalizzazione con lezioni tenute anche da E. Brezin, in visita per un paio di mesi a Roma nel 2014 su invito proprio di Parisi) alla fisica dei sistemi a molti corpi nonché corsi più interdisciplinari, quali biofisica teorica e reti neurali.
Personalmente, nutrirò sempre un’immensa riconoscenza verso Parisi, per il ruolo di mentore che ha svolto per me in questi anni, per il corso di “Meccanica Statistica e Fenomeni Critici” che, insieme ad corso successivo sui sistemi disordinati — all’epoca tenuto da Marinari— mi ha fatto comprendere quale fosse il percorso di studi e di ricerca a cui aspiravo, nonché per gli innumerevoli spunti di riflessione che di volta in volta balenavano nella sua mente e alimentavano nuove, stimolanti discussioni. Parisi, insieme alla scuola di fisica teorica romana, mi ha permesso di crescere professionalmente e umanamente in un ambiente eclettico ed estremamente prolifico. Nonostante nell’autunno 2014 avessi vinto una borsa di dottorato sia alla SISSA che al Politecnico di Torino decisi nell’arco di una notte che sarei rimasta a Roma e avrei proseguito parte della mia carriera scientifica lì. In un certo senso, questa scelta mi ha cambiato la vita, perché di lì ad un mese Parisi mi avrebbe proposto un progetto di dottorato in cotutela internazionale e mi avrebbe presentato Silvio Franz, mio supervisore di tesi in Francia, anch’egli ex-allievo della scuola romana di fisica teorica. Devo moltissimo ad entrambi.
Dal punto di vista personale come è stato lavorare con Parisi?
Illuminante! Per quanto ogni nuovo lavoro avrebbe condotto successivamente a calcoli molto complessi, era come se Parisi sapesse già quale sarebbe stato il risultato finale, come ispirato da una sua sibilla interiore. Tra le maggiori qualità di Giorgio Parisi posso sicuramente menzionare la curiosità e l’estrema umiltà. Curiosità che lo porta a spaziare continuamente da un argomento all’altro, non necessariamente di fisica, bensì anche di arte, di letteratura e danze greche (che ho avuto il piacere di ballare con lui ad una festa vicino Roma per i suoi 70 anni) e ovviamente di cucina. Ricordo che durante i festeggiamenti in una nota cioccolateria romana dopo la mia difesa di dottorato mi descrisse accuratamente la ricetta dei cannoli siciliani e mi suggerì caldamente un posto dove sarei dovuta andare il giorno dopo a mangiare la migliore crostata ricotta e visciole di Roma. Ovviamente aveva ragione: era divina! 🙂 Giorgio è stato capace di farsi amare da tutti, dai suoi coetanei come dalle ultime generazioni di studenti che hanno avuto modo di interagire direttamente con lui o di apprezzare la profondità e l’influenza delle sue teorie indirettamente. Credo che nessuno sia mai riuscito a nutrire rancore o invidia verso di lui, sempre pronto a dispensare parole gentili e a dirimere dubbi e questioni, sebbene banali. Pensi che alla notizia del Nobel a Parisi i ricercatori delle varie Università parigine con cui sono in contattato hanno iniziato a scattarsi foto con calici di champagne esultando “Grazie Giorgio!”. Questo per dire quanto i suoi contributi siano stati fondamentali e abbiano aperto la strada a innumerevoli altre branche, dalla biofisica, al volo degli storni, alla teoria dell’ottimizzazione. Negli stessi istanti in cui a Parigi, Bordeaux e New York si brindava a Giorgio, gli studenti del Dipartimento di Fisica della Sapienza realizzavano uno striscione da mostrare al balcone dell’edificio Marconi con su scritto “It’s coming Rome! Congratulazioni Giorgio!”. L’immagine di Parisi, affacciato al terrazzo dell’edificio di fisica nell’atto di salutare e ringraziare i suoi “fedeli discepoli”, ha fatto il giro dei social networks e dei telegiornali e credo riassuma l’affetto e il legame profondo che è riuscito a stringere con ciascuno di noi.
Quali sono state le sue sensazioni quando ha saputo la notizia dell’attribuzione del Nobel per la fisica a Giorgio Parisi?
Ero ad un meeting fuori Parigi per un premio che avevo ricevuto lo scorso anno (L’Oréal UNESCO Jeunes Talents France) e sapevo che alle 11.45 di quel martedì mattina sarebbero stati annunciati i premi Nobel per la Fisica. Mi sono quindi seduta in fondo alla sala, ho inserito gli auricolari e ho iniziato ad ascoltare l’annuncio. Non appena ho riconosciuto “Giorgio Parisi” tra parole confuse in svedese ho dato un urlo di gioia e iniziato a girare per i corridoi ripetendo
Giorgio Parisi a reçu le prix Nobel de Physique ! Mon superviseur de thèse vient de remporter le Nobel !
Qualche minuto dopo gli ho scritto un messaggio su Whatsapp da cui trapelava la mia gioia incontenibile. Ovviamente quel messaggio è rimasto sepolto dalle altre migliaia che avrà ricevuto in quelle ore. 🙂
Degli anni di formazione a Roma, ci sono dei punti di forza che vorrebbe “esportare” dove ora lavora?
Credo che il bagaglio culturale che abbiamo avuto modo di creare e consolidare negli anni e il tipo di forma mentis acquisita alla facoltà di Fisica siano tra i punti di forza dell’Università italiana. La nostra formazione non è di natura nozionistica. Abbiamo la fortuna di provenire da una Università che forma il ricercatore a 360 gradi, inculcandoci l’attitudine a porci costantemente delle domande, a ragionare a fondo sui problemi e tentare di trovare le risposte da soli. Gli esami a Roma hanno sia una parte scritta che una orale (così come il concorso del dottorato), cosa che implica la necessità di una preparazione di un certo livello, per ogni singolo esame. Lavorando oramai da sei anni in Francia mi sono resa conto che gli studenti sono seguiti passo passo nel loro percorso, con colloqui anche ogni 2-3 giorni con il proprio supervisor: il che, a mio avviso, può avere risvolti in positivo e in negativo, talvolta a scapito dell’indipendenza dello studente. Non nego poi che mi piacerebbe “esportare” alcune tecniche apprese specificamente a Roma e trasmetterle agli studenti durante i corsi che terrò all’Università di Parigi (ad esempio la metodologia e i concetti teorici che affondano le proprie radici nei vetri di spin). Per ora ho un corso di matrici random al secondo semestre e sto già pensando di dedicare alcune lezioni ai contributi che ha fornito Parisi anche in questo campo.
C’è un risultato scientifico da lei ottenuto di cui va particolarmente fiera?
Diciamo che sono piuttosto autocritica e ai limiti del perfezionismo, quindi è difficile che possa essere particolarmente fiera dei miei risultati. Forse in questo contesto tenderei a menzionare un’idea che ho sviluppato al mio terzo anno di dottorato durante un seminario alle Journées de Physique Statistique a Parigi. Al termine del seminario andai dal mio relatore di tesi francese e gli proposi un nuovo progetto su connessioni tra un modello di ottimizzazione vincolata e una riformulazione in alta dimensione del modello di MacArthur, introdotto originariamente per descrivere interazioni di tipo risorse-consumatore. Quella mia idea ha poi portato ad una pubblicazione (Rapid Communication dell’APS), numerose collaborazioni con altri fisici parigini, ma soprattutto mi ha permesso di gettare le basi verso una ricerca sempre più indipendente.
Quali sono, invece, i prossimi obiettivi della sua ricerca?
Ci sono diverse direzioni che vorrei percorrere: da un lato continuare la mia ricerca in ecologia teorica (riuscendo in particolar modo a connettere e corroborare i modelli teorici oggetto del mio studio con dati empirici su comunità ecologiche), dall’altro ritornare ad interessarmi a problemi ottimizzazione vincolata e dinamiche fuori dall’equilibrio, a cui avevo iniziato a lavorare qualche anno fa. Credo che il nostro lavoro sia un’attività entusiasmante e che debba rimanere tale nel corso degli anni. L’affrontare problemi di fisica è per me innanzitutto una fonte di divertimento ma allo stesso tempo mi dà l’occasione di crescere giorno dopo giorno grazie al costante scambio di idee e alla sensazione di aggiungere sempre un nuovo tassello al puzzle della conoscenza.
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International License.
Ancora nessun commento