
Blockchain (Fonte Jarod)
Sempre più frequentemente, a partire dai siti specializzati e arrivando ai media generalisti, ci si può imbattere in notizie con questi titoli (tutti veri) :
Il futuro della digital transformation: la blockchain integrata alla lavatrice
L’arte su blockchain spiegata a mio nonno
Stufo della solita pizza capricciosa ? Acquista una pizza unica basata sugli NFT !
Ma quanto un giornalista, il lettore medio o persino un utente evoluto sanno davvero cosa sia la blockchain, a cosa servano gli NFT e soprattutto cosa c’entri tutto ciò con il mercato dell’arte ?
Poiché se ne parla molto, e molto spesso a sproposito, in questa serie di due articoli proveremo a fare un po’ di chiarezza su questi argomenti.
In questa puntata introdurremo alcuni concetti fondamentali: la blockchain, Ethereum e gli smart contracts.
Nella prossima puntata applicheremo quanto appreso entrando nel merito degli NFT e della loro applicazione alla cryptoarte digitale.
Introduzione
Anticipando qualche osservazione, segnalo che la trattazione della blockchain in questo articolo sarà volutamente coincisa. In particolare, ci concentreremo su come viene utilizzata piuttosto che su come funziona internamente.
Limitatamente all’uso che ne faremo, descrivere gli smart contracts, una blockchain sarà equivalente ad un database distribuito. Quindi non approfondiremo concetti come la teoria del consenso o gli attacchi al 51%.
Questa trattazione dovrebbe comunque essere più che sufficiente, tranne che se siete dei programmatori e dovete costruire una blockchain o siete hacker e la dovete attaccare 🙂 In questi due casi, o se siete comunque interessati ad approfondire, vi rimando alla lettura di uno dei numerosissimi libri disponibili sull’argomento o almeno della pagina su wikipedia.
La Blockchain
Una blockchain è, letteralmente, una concatenazione di blocchi o una catena di elementi unitari.
La proprietà fondamentale perché una qualsiasi concatenazione possa essere definita blockchain è quella di essere immutabile. Ovvero, attraverso l’uso di proprietà crittografiche, tecnicamente non deve essere possibile cancellare o modificare i suoi blocchi in alcun modo, ma solo aggiungere un nuovo blocco alla catena.
Dunque, l’unica operazione consentita sulla blockchain è il suo allungamento, un elemento alla volta.
Tipicamente le blockchain godono di altre proprietà, come l’essere distribuite, sincronizzarsi su reti peer-to-peer ed essere decentrate. Da un certo punto di vista, ricordano moltissimo la topologia della rete Internet (specie alle sue origini, prima dei moderni colossi del web). Ma queste proprietà sono trasparenti all’utilizzatore e in un discorso generale possono essere trascurate.
Nella nostra trattazione, la blockchain assume il significato operativo di “database accessibile su Internet in cui sono possibili soltanto nuove aggiunte”.
Se qualcuno se lo stesse domandando, l’unica forzatura per alterare il contenuto della blockchain sarebbe quello di costruire una nuova catena (in pratica distruggendo la precedente).
Sarebbe però uno sforzo inutile, in quanto la sostituzione verrebbe immediatamente rilevata da tutti gli altri utenti; questi si accorderebbero per cancellare la versione alterata e ripristinerebbero l’originale tramite una delle copie in loro possesso.
I blocchi di una blockchain vengono chiamati unità, record o transazioni.
Ciascun blocco rappresenta, in qualche modo, un “elemento informativo”. Potrebbe essere un dato o più frequentemente un metadato. L’elemento può essere parte integrante nel funzionamento della catena stessa o essere, al contrario, un’entità astratta o magari rappresentare un oggetto fisico o un bene appartenente ad un determinato soggetto.
Come già detto, l’unica operazione possibile sulla catena è l’aggiunta di nuovi elementi. Questa può essere svolta soltanto da entità autorizzate (nel caso di blockchain privata) oppure da qualsiasi entità, previa identificazione (nel caso di blockchain pubblica). In ogni caso, opportuni sistemi di validazione (basati su crittografia a chiave pubblica/privata) permettono di identificare con certezza chi aggiunge una nuova transazione, e in quale momento.
Possiamo affermare che tutte le transazioni aggiunte ad una blockchain sono univocamente datate e firmate.
La blockchain è basata su validazioni di tipo crittografico; dunque è un software o comunque un algoritmo, anche piuttosto complesso, funzionante su un calcolatore o su una rete di server. Questo impedirebbe di trovare un equivalente della blockchain nel mondo “analogico”.
In realtà, al netto della sua implementazione, una blockchain altro non è che un registro (pubblico o privato), non alterabile, su cui soggetti opportunamente identificati possono aggiungere nuove annotazioni.
Questa nuova definizione, privata della complessa parte “informatica” ma perfettamente operativa, ha invece numerosissimi esempi nel mondo “analogico”:
- Un conto corrente bancario / libretto di risparmio
- La cartella clinica di un paziente
- La storia scolastica di uno studente, dall’asilo al master
- Il registro di manutenzione di un veicolo
- Il pagamento annuale delle imposte
- L’archivio catastale che registra la proprietà di un immobile
Questa semplificazione ci permette di eliminare le differenze tra un archivio informatico su blockchain ed un qualsiasi atto “analogico” con valore legale.
Ad esempio tutte queste transazioni potrebbero apparire sull’uno, sull’altro o su entrambi:
10 Febbraio 2018: Mario Rossi preleva dal suo contro corrente 300 Euro. |
2 Agosto 2020: Luisa Bianchi, seconda dose del vaccino Covid-19 Moderna. |
30 Giugno 2000: Nicola Verdi, laurea in matematica con votazione 104/110. |
2 Gennaio 2010: Boeing 757 con numero di registrazione N650AA, sostituzione di un freno. Serial number del pezzo: BR7724. |
20 Ottobre 2021: Il contribuente Domenico Celesti ha consegnato il modulo 730 presso il CAF di Via Nomentana. Applicata sanzione per consegna ritardata. |
7 Luglio 2015: L’appartamento in Via Mazzini 654 piano 3 interno 6 viene acquistato da Marta Gialli, Codice Fiscale GLL… |
Nascita e prima applicazione della Blockchain
Avendola ridotta ai minimi termini, è lecito affermare che la blockchain non ha introdotto nessun nuovo paradigma: il concetto di “aggiunta su un registro” è antico quanto la scrittura, e le moderne annotazioni delle entrate/uscite su un conto bancario online non differiscono sostanzialmente dai libroni di pergamena che il “Monte dei Paschi” usava nel 1472 !

Esempio di pergamena (fonte:Archivio di stato di Siena)
La assoluta novità della blockchain è stata di tipo esclusivamente tecnologico: introdurre un sistema affidabile e crittograficamente sicuro per distribuire dei registri non modificabili su una rete informatica pubblica (come è Internet). Rete a cui chiunque può accedere liberamente, e magari otterrebbe un vantaggio da una modifica “abusiva” di questi registri, che però è tecnicamente impossibile… Una tecnologia davvero incredibile !
L’invenzione della blockchain risale al 2008, da parte di un soggetto rimasto anonimo (pseudonimo: Satoshi Nakamoto).
Il suo primo utilizzo è stato il registro delle transazioni della criptovaluta Bitcoin, introdotta nel 2009.
Per la prima volta nella storia del sistema bancario, un registro pubblico (su cui, in teoria, chiunque potrebbe aggiungere false annotazioni) viene utilizzato per gestire i conti prepagati, detti wallets, degli utilizzatori della moneta. Come abbiamo spiegato, mediante un rivoluzionario utilizzo della crittografia (che esisteva da anni), solo gli utenti che hanno effettivamente svolto una transazione monetaria la possono annotare nella blockchain.
Il fatto che il primo utilizzo della blockchain sia stato il “registro pubblico” dei Bitcoin a volte crea un po’ di confusione, nel senso che i due concetti tendono ad essere erroneamente confusi o usati come sinonimi.
In realtà, come abbiamo mostrato negli esempi, anche una cartella clinica, una carriera scolastica o i turni di lavoro di un operaio che fa il Parmigiano (il mitologico Renatino ??) possono essere digitalizzati ed archiviati dentro una blockchain.
Le “altre” Blockchain: la nascita di Ethereum.

Bitcoin Ethereum (fonte tomswh.it)
Il successo della blockchain è stato immediato e clamoroso: complice, come si diceva, una certa “confusione mediatica” con il Bitcoin, centinaia di startup hanno decuplicato il valore in poche settimane purché contenessero la parola nel nome o nel business plan.
Tra tutte le nuove aziende, quella che ha portato più innovazione è senza grossi dubbi Ethereum. Il suo merito è quello di avere, per prima, generalizzato il concetto di blockchain.
Per spiegare la differenza, la blockchain utilizzata nel Bitcoin costituisce il suo “motore di funzionamento”. Contiene infatti tutte le transazioni monetarie svolte sin dalla sua introduzione.
Come già detto, tale registro è certamente pubblico, ma lo scopo della sua esistenza è assolutamente specifico: ovvero far funzionare la criptovaluta.
Ethereum nasce invece come una blockchain pubblica per “generiche applicazioni decentrate”. Si può immaginare come una sorta di “registro aperto” in cui chiunque può annotare transazioni. Una sorta di notaio low-cost aperto anche la domenica.
A partire da questo registro è stata costruita anche una criptovaluta (Ether, seconda in capitalizzazione solo al Bitcoin).
Concludendo: la fondamentale differenza con il Bitcoin risiede nel fatto che la blockchain Ethereum può permettere annotazioni arbitrarie, non legate ad alcuna transazione in criptovaluta ed aperte a qualsiasi utente.
Gli smart contracts sono stati il primo utilizzo di annotazioni arbitrarie sulla blockchain di Ethereum.
Uno smart contract è un vero e proprio contratto stipulato davanti ad un “Notaio 4.0”.
Non solo non occorre fare la fila e pagare parcelle, non proprio economiche, per registrare pubblicamente la compravendita di un paio di pattini a rotelle.
Uno smart contract può anche avere incorporato anche una sorta di “codice eseguibile” (programma funzionante su un calcolatore) che le parti che hanno sottoscritto di tanto in tanto fanno “girare”, per cui il contratto viene “autoaggiornato” in risposta a stimoli esterni.

Immagine di un contatore a cui potrebbe, in futuro, essere applicata l’idea di smart contracts (Foto di alexiafoutenay da Pixabay)
Per spiegarci facciamo qualche esempio di possibili smart contracts tra due parti:
- Per due anni, il prezzo del gas fatturato in bolletta sarà di 1 Euro al metro cubo se il costo del petrolio è inferiore a 80 Dollari al barile. Se è superiore, il prezzo sarà di 1.50 Euro al metro cubo.
- La tariffa assicurativa di un’automobile dotata di scatola nera (ovvero costantemente connessa) viene scontata di 10 Euro al mese se la velocità in autostrada rimane sempre sotto i 100 Km/h.
- Se il leasing di un furgone non viene pagato per due mesi consecutivi, il contratto viene automaticamente disdetto e il veicolo torna di proprietà esclusiva della banca.
L’utilizzo degli smart contracts ha portato al secondo fondamentale utilizzo della blockchain di Ethereum: il tracciamento della proprietà di un token.
Un token (in effetti: token crittografico su blockchain) è sostanzialmente la “rappresentazione” o il “riferimento univoco” di un bene fisico o digitale.
Specifico che anziché di “bene” o “oggetto” parleremo genericamente di asset, ovvero: qualsiasi entità dotata di valore economico.
In linea di principio, qualsiasi oggetto può essere rappresentato da un token digitale, e viceversa un token digitale potrebbe riferirsi a qualsiasi oggetto: asset e token sono entità perfettamente intercambiabili.
Il token digitale è semplicemente il “numero di registrazione” dell’asset nella blockchain.
Un biglietto della metropolitana, una quantità di criptovaluta equivalente a 10 Euro, la carta di identità di Mario Rossi, una bicicletta usata con numero di telaio 123456 sono tutti esempi di oggetti che potrebbero avere un corrispondente token.
Aggiornando e verificando lo stato del token nella blockchain è possibile attribuirne universalmente la proprietà e/o lo stato: quella bicicletta è stata venduta ieri a Luca Verdi, quel biglietto della metropolitana è stato già utilizzato il 5 febbraio, quella carta d’identità è stata dichiarata smarrita, e così via.
Con le blockchain, gli smart contracts ed i token crittografici su Ethereum si chiude questa prima parte.
Nella prossima puntata scopriremo altri tipi di token, i famosi NFT, e
vedremo come si legano… all’arte! A presto
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